Salve! Sono una ragazza di 30 anni e da circa 10 mesi sto mettendo in discussione la mia vita e il mio rapporto sentimentale. Premesso che i miei non nutrono molta simpatia nei confronti del mio ragazzo (sto con lui da quasi 7 anni) ne tanto meno della sua famiglia per vari motivi (la sorella è rimasta in gravidanza a soli 15 anni e lo stesso è avvenuto col fratello anche se ne ha 25 di anni), tra questi anche il discorso lavorativo,che non è dei migliori. Tutte queste motivazioni hanno spinto i miei ad un vero e proprio "lavaggio del cervello" ,mi hanno proprio detto di lasciarlo, e ogni scusa è buona per discriminarlo, mi hanno portato a perdere la fiducia in lui,con conseguente paura della vita e di farmi una famiglia. Non so più cosa voglio, o meglio lo so: non voglio rischiare di avere una famiglia, voglio stare sola,senza avere problemi e pensieri. Ho paura che possa succedere qualcosa di brutto ai miei eventuali figli....aiuto! Non riesco a vermi sposata con lui senza l'approvazione dei miei. Mi sveglio quotidianamente con un nodo allo stomaco. È una brutta sensazione,piango sempre e soprattutto non voglio prendere in giro lui. Ritengo che in tutto questo la mia famiglia, involontariamente ma solo a scopo di bene,abbia svolto un ruolo principale e decisivo. Ho bisogno urgentemente di qualcuno...grazie!
p.s. i miei sono sempre stati contrari alla figura dello psicologo ed eventualmente sarei costretta ad uscire fuori, ma non saprei come nasconderlo e soprattutto non lavoro...sono sola!
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1 MAR 2016
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Cara Katia
solo alla fine della lettera e, ritornando all'inizio, ho memorizzato la tua età, cioè 30 anni.
Per tutta la lettera ho pensato, sbagliando, che tu avessi 20anni non di più; invece sei una donna matura.
Tu dici di essere con questo ragazzo da 7 anni, non sono pochi.
Che idea personale ti sei fatta di lui, del vostro rapporto e di una eventuale vita insieme?
Se non ci fossero stati i tuoi genitori a far suonare così tanti "campanelli d'allarme" tu che decisione avresti preso?
Cara, hai bisogno di riportarti al centro del tuo essere per poter comprendere cosa si dice lì dentro di te, nella parte delle emozioni e del sentire autentico.
Se da un lato viene da pensare che tu sia condizionata dai tuoi, dall'altro il pensiero è che sia tu a non essere completamente convinta di questo rapporto e di quello che comporta come cambiamento il fatto di essere (di diventare) una donna sposata con obblighi e responsabilità nuove.
Quindi davvero la tua riflessione dovrà essere profonda ( e magari aiutata da uno psicoterapeuta) per arrivare al vero senso della tua confusione.
Un caro saluto
Dott. Silvana Ceccucci Psicologa Psicoterapeuta
5 MAR 2016
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Carissima Katia intanto puoi apprezzare il coraggio che stai avendo per il fatto di star guardando in faccia le tue paure,in primis,mi sembra, quella di restare sola. Dovendo iniziare da qualche parte io comincerei da questa ossia dalla paura della solitudine, il resto è solo un insieme complicato di pensieri che riempiono la tua mente ma che, fondamentale, non ti porta da nessuna parte. Cerca di recuperare il contatto con te stessa, con le tue sensazioni, respira e lascia per un attimo in standby quello che ti dicono gli altri. Osserva e senti cosa accade dentro te, senza avvilirti o giudicarti. Registralo e poi riparti, un passo alla volta.
1 MAR 2016
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Gentile Katia, nei momenti di crisi riguardo a se stessi ed alla propria vita ci sono già i germogli della ripresa, della possibilità di evoluzione e crescita. E credo proprio che sia questo ciò di cui lei ha bisogno. Evolvere, creare, e prima ancora pensare, la sua autonomia, materiale e sopratutto emotiva, dalla sua famiglia di origine. La sua autonomia come persona in grado di autodeterminarsi passa attraverso un processo di separazione dalle figure di riferimento genitoriali, che a 30 anni, hanno ancora per lei un peso determinante. Questo legame la spinge a far loro talmente tanto credito da non riuscire al momento a fare una serena valutazione autonoma della sua relazione, né' della persona che ha accanto, per comprendere lei stessa, è solo lei, cosa vuole dalla vita per sè, e da una vita in coppia. Il primo step verso la separazione psicologica dai suoi genitori potrebbe essere proprio la decisione, contraria al volere dei suoi, di intraprendere un percorso di psicoterapia che la guidi nella scoperta di chi è, e di cosa desidera, divenendo capace di fare le sue scelta. E se cercasse un lavoro proprio per permettersi di pagarsi questo percorso, sarebbe già sulla buona strada della sua stessa capacità di autodeterminarsi come essere indipendente ed autonomo.
Un cordiale saluto
Dott.ssa Annalisa Sammaciccio psicologa e psicoterapeuta a Padova
www.annalisasammaciccio.com
1 MAR 2016
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Cara Katia,
Credo che in questo momento debba fermarsi e riflettere per capire cosa vuole, individuando ciò che per lei è veramente importante. Forse il percorso sarà faticoso ma ce la farà, soprattutto se si fara aiutare. Io penso che se lei parlasse sinceramente con i suoi genitori e spiegasse il suo disagio, loro non le volterebbero le spalle. In ogni caso nascondersi non è mai una cosa utile perché rischia di complicarci la vita. Faccia le sue scelte affetmandole con convinzione e determinazione, se ha bisogno cerchi qualcuno con cui parlare e da cui farsi indirizzare, non c è jiente di malbe nell aver isogno di aiuto in certi momenti della vita...
25 FEB 2016
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Salve Katia, da quello che lei scrive noto che "l'opinione" dei suoi genitori conta molto. Ecco io le proporrei di fare un lavoro profondo su sè stessa "ascoltandosi" e cercando di individuare quelle che per lei posso essere in questo momento le "sue" priorità emotive, personali e lavorative. La vita, in questa fase (prima età adulta), si stravolge e si va incontro ad evoluzioni come il crearsi una posizione lavorativa, una famiglia ed altro. Ascolti sè stessa, perchè a questa età è importante avviare un processo di "svincolo" verso una posizione di autonomia psichica e lavorativa. Il suo cambiamento voluto e pensato, inevitabilmente, si scontrerà con gli altri (che possono essere anche i genitori), ma nulla che lei non può far accettare, se veramente voluto, (ad esempio, trovare un qualsiasi lavoretto, rendersi autonoma e potersi pagare uno psicologo, senza necessariamente dipendere o chiedere l'opinione dei suoi genitori). Viva la sua via da protagonista, questo è il mio consiglio ;)
25 FEB 2016
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Gentile Katia,
è ancora forte la dipendenza che lei ha dalla sua famiglia sia dal punto di vista pratico-economico che da quello affettivo-emotivo e psicologico.
Ciò non sempre è un bene specie quando le figure di riferimento hanno evidenti limiti comportamentali e culturali come ad es. quello di essere "contrari alla figura dello psicologo" senza sapere il perchè e preferendo rimanere nei pregiudizi e nell'ignoranza delle cose che più contano nella vita.
Detto questo, lei ha il problema di guadagnare la sua autonomia e autorealizzazione dal momento che, come sta iniziando ad accorgersi, i conti cominciano a non tornare e i sintomi a farsi sentire.
Non discuto che i suoi potrebbero avere anche buone ragioni per farle opposizione ma qui, ripeto, il problema è nel tendere ad una sua maggiore autonomia e capacità decisionale conseguente.
Forse l'inizio di questo cammino potrebbe essere la ricerca di una qualsiasi attività lavorativa che le dia più indipendenza economica, forse un pò più coraggio nel confrontarsi, mettersi e mettere in discussione.
Sembra che anche uscire di casa per eventualmente andare al consultorio dell'Asl sia per lei un problema e forse può per adesso solo chiedere sostegno psicologico online.
Di sicuro per se stessa qualcosa deve fare se non vuole rimanere nello stallo in sudditanza psicologica dei suoi a permanenza oppure del suo futuro partner.
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).
25 FEB 2016
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Gentile Katia,
da quello che scrivi capisco come le tue scelte sono fortemente condizionate da ciò che pensano e vogliono i tuoi genitori. In merito a questo posso capire quanto tu possa sentirti spaventata e avvilita. Dici che non sai più cosa vuoi, e scrivi che vuoi stare da sola senza avere nè problemi nè pensieri. Com'é per te renderti conto che non ti senti libera di scegliere e di esprimere ciò che provi? Se sposti l'attenzione da ciò che pensano i tuoi genitori a ciò che pensi tu, cosa ti dici e come agiresti? Sei una giovane donna e colgo come tu sia ancora molto dipendente dalla tua famiglia, non solo a livello economico ma sopratutto da un punto di vista emotivo e questo potrebbe ostacolarti nel vivere in modo libero, spontaneo e sereno. Io credo che sarebbe importante per te intraprendere un percorso di psicoterapia, qualora tu lo voglia. Una soluzione possibile esiste di fronte ad ogni difficoltà. Inoltre la scelta di rivolgersi ad un terapeuta é un atto molto personale e, a volte silenzioso. Credo che sarebbe un buon primo passo, per te, allo scopo di definirti e scegliere ciò che é bene per te.
24 FEB 2016
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Cara Katia,
leggendo la tua lettera immagino le emozioni che provi, la tristezza, la paura, lo sconforto, la solitudine e il senso di incertezza...ma io ho avvertito anche un senso di "oppressione" e di forte conflitto...principalmente tra quello che "sarebbe giusto a scopo di bene" secondo la tua famiglia e te stessa e le tue decisioni e la tua vita. Credo sia giusto che tu ti ponga delle domande sulla tua relazione, che tu ti chieda se ci sono le condizioni e i sentimenti per continuare la vostra relazione, ma nel trovare le risposte dovresti essere il più possibile "indipendente" dal giudizio e dal "lavaggio del cervello" dei tuoi genitori. Questa cosa, immagino, per te sarebbe difficile e complicata perché avverto un forte legame sia emotivo/psichico che fisico/pratico (tu stessa parli della difficoltà di poter intraprendere un percorso psicologico perché i tuoi genitori sono contrari e non hai un lavoro). Io quindi, cara Katia, ti inviterei a riflettere anche su questo: come ti senti nella condizione di una giovane donna di 30 anni che si sente come se i genitori le facessero un lavaggio del cervello? come ti senti nei panni di una giovane donna che non lavora e non potrebbe andare dallo psicologo perché i genitori sono contrari o dovrebbe nascondergli una cosa del genere? Pensi che ti stia bene questo o vorresti fare qualcosa a riguardo? Pensi che trovare un po' di autonomia (sia di movimenti che di pensiero) potrebbe aiutarti poi anche a decidere cosa TU vuoi fare con il tuo ragazzo?
Sono tanti spunti, lo so, ma intanto prova a farti queste domande e poi pensa a come continuare ad andare avanti in questo tuo cammino. Meriti di non sentirti sola soprattutto nei momenti difficili e di poter chiedere aiuto per stare meglio! Se tu volessi ci sono poi delle soluzioni come i Consultori (gratuiti) o delle prime consulenze online che potresti fare da casa.
Ti auguro di cuore di trovare la soluzione migliore per te, se volessi contattarmi puoi farlo.
Un caro saluto
Dott.ssa Capuano Maria Concetta
24 FEB 2016
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Gentile Katia,
Leggendo la Sua storia mi venivano in mente delle domande che mi permetto di porLe. Innanzitutto mi domando: Come definisce il problema che sta pervadendo la Sua vita, e per il quale ha scritto questo messaggio? Quando si è presentato questo problema per la prima volta? Ricorda come era la Sua vita, prima che si manifestasse questo problema? Inoltre, Lei dice di non voler prendere in giro il Suo ragazzo: Come mai è importante non prenderlo in giro? Che azioni potrebbe compiere per non prenderlo in giro? Che azioni sta già compiendo per non prenderlo in giro?
Rimango a Sua disposizione, qualora volesse rispondere alle mie domande e condividere con me le Sue riflessioni.
Cordiali saluti
Dr. Luigi Frezza, lo psicologo delle storie