Buonasera. Scrivo qui perché vorrei avere dei chiarimenti.
Sono fidanzata da 8 anni con un ragazzo. Appena conosciuto stava benissimo, dopo qualche mese però ha iniziato a manifestare alcuni sintomi ansiosi: ansia, attacchi di panico, fobie, incapacità di prendere la macchina da solo e anche in mia compagnia, non è più voluto uscire di sera, non ha mai voluto allontanarsi da casa per tragitti piu lunghi, mai voluto viaggiare. Insomma, da quasi 8 anni non so cosa significhi andare a mangiare una pizza con lui o uscire da qualche parte.
Ho scoperto poco dopo che sono problemi che lui ha sempre avuto, a tratti alterni, di minore o maggiore intensità.
Ha cambiato vari psicologi e psichiatria, gli è stata anche prescritta la Fluoxetina (che assume ormai da 4 anni) ma a parte un miglioramento iniziale ora è di nuovo in stallo. Da due mesi circa sta seguendo un nuovo percorso di terapia, terapia cognitivo- comportamentale e all'inizio sembrava anche promettente. Ora però io penso che non abbia fatto grandi progressi e mi spiego meglio: magari riesce a tranquillizzarsi quando qualcosa lo preoccupa, ma neanche più di tanto riesce a tranquillizzarsi; a parte questo però continua a non guidare da solo, a non volere uscire di sera, a non volere uscire da solo con me, a non volere andare quasi da nessuna parte. La psicologa ha accennato che potrebbe trattarsi di un attaccamento disfunzionale alla figura di riferimento e che il problema centrale potrebbe essere la "paura di non riuscire a tornare a casa". A parte questo però lei sostiene di vederlo migliorato e che non ha intenzione di dirgli quale è la sua diagnosi e qual è il suo problema principale perché dicendoglielo potrebbe soltanto farlo entrare ancora più in ansia. Secondo voi è giusto quello che afferma? So che non conoscete il mio fidanzato e soprattutto ogni terapia si individualizza in base alla persona. Non voglio sminuire il lavoro della psicologa, ma vorrei soltanto capire se è corretto quello che dice e soprattutto se è normale che ancora lui non faccia niente, non riesca a compiere neanche un piccolo passo di autonomia.
Io sono veramente stanca e spesso non riesco più ad infondergli quella tranquillità che gli davo in passato. Sono frustrata, avvilita, non vedo via d'uscita.
Io penso che dire al paziente cosa abbia sia un dovere e un diritto del paziente stesso e che magari inquadrandolo in una certa problematica possa essere più facile per lui conoscersi e capire come agire. Sbaglio? Vi ringrazio e mi scuso per la lunghezza del messaggio.
PS: avete consigli anche su come dovrei comportarmi con lui riguardo queste sue paure? Perché la psicologa non mi ha fornito indicazioni
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4 GIU 2024
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Cara Molly,
capisco che stare accanto ad una persona che sta vivendo da tempo un periodo impegnativo sia una sfida. Ci sono psicologi che per il loro tipo di approccio non fanno una diagnosi dando un etichetta diagnostica al paziente ma che piuttosto si focalizzano sul funzionamento del problema. È questo secondo aspetto a mio avviso più importante perchè banalmente 2 persone con disturbo d'ansia apparentemente uguale possano avere un funzionamento completamente diverso.
Più che focalizzarsi ci si dovrebbe interrogare su quali sono i miglioramenti che questo percorso ha prodotto fino ad adesso.
Per la situazione che sta vivendo le consiglio di cercare anche lei un supporto psicologico.
Resto a disposizione anche per colloqui online.
Un caro saluto
Dott.ssa Vita
4 GIU 2024
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Cara Molly, intanto grazie per aver condiviso la tua storia, le tue paure e le tue sensazioni.
Per quanto riguarda la diagnosi del tuo fidanzato, a volte alcuni colleghi preferiscono non etichettare le difficoltà della persona, ma questo non incide con il tipo di lavoro che stanno facendo insieme o sulla sua prognosi. Spesso quando i disturbi di questo tipo vanno avanti da tanto tempo è complesso prenderli in esame , ma la cosa più importante è la fiducia nella propria possibilità di cambiamento.
Immagino che sia molto frustrante vivere questa situazione, non solo per le complesse dinamiche che si stanno creando fra te e il tuo fidanzato ma anche per la durata.
Molto spesso, quando ci si trova di fronte a questi quadri, il disagio della persona si ripercuote sulle persone che gli stanno più vicine e non dev'essere affatto semplice destreggiarsi fra il tuo desiderio e bisogno di vivere una relazione fatta anche di uscite e viaggi e le difficoltà del tuo fidanzato.
Prenditi il tuo tempo ed il tuo spazio per stare bene, ricaricare le energie fisiche e mentali per poter essere di supporto al tuo fidanzato. Concediti dei momenti per te, facendo ciò che ti fa stare bene. Metti al centro il tuo benessere e non solamente il suo. Così riuscirai ad essere d'aiuto anche a lui.
Spero di esserti stata utile. Se avessi interesse nell'approfondire meglio queste dinamiche, non esitare a contattarmi.
Sono disponibile anche per le sessioni online.
4 GIU 2024
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Buongiorno,
la ringrazio per la condivisione. Il suo fidanzato potrebbe chiedere maggiori informazioni sia alla psicologa sia alla psichiatra che ha prescritto il farmaco per capire gli effetti di entrambe le terapie e quale delle due andrebbe, eventualmente, modificata. In seguito, si potrebbe proporre un percorso di supporto psicologico di coppia in modo tale che lei e il suo fidanzato possiate comprendere bisogni, emozioni, desideri, paure e aspettative reciproche e sostenervi a vicenda nella maniera più opportuna.
Un saluto
Dott.ssa Romina Cantarini
4 GIU 2024
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Buongiorno, Molly.
L’ansia e gli attacchi di panico sono delle risposte fisiologiche a un qualcosa di più radicato e profondo, che, purtroppo, possono richiedere anche molti anni di elaborazione.
Il suo fidanzato come si sente, in riferimento alla nuova terapia? Qual è il suo vissuto inerente la scelta della collega di non comunicare la diagnosi?
Specifico che, se il nuovo percorso terapeutico ha avuto inizio solo da due mesi, questi potrebbero non essere sufficienti per la formulazione di una diagnosi adeguata.
Inoltre, quando sostiene che la Psicologa non le ha dato indicazioni sul come comportarsi, intende la stessa professionista del suo fidanzato? State portando avanti una terapia di coppia o l’ha contattata separatamente?
Capisco il suo sentire nel vivere il malessere di una persona importante. Per questa ragione, la invito a prendere in considerazione anche il suo benessere, agendo anche in protezione di sé, richiedendo un supporto psicologico che, spesse volte, risulta estremamente necessario per chi si ritrova a relazionarsi con persone sofferenti.
Cordialmente.
Dott.ssa Carolina delli Falconi
4 GIU 2024
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Cara Molly,
è piuttosto utile non condividere con il paziente una diagnosi perché potrebbe risultare come una sorta di "etichettamento" e anche un'operazione un po' riduzionistica perché ogni persona ha le sue peculiari specificità. È bene invece comunicare al meglio e nel dettaglio come funziona il suo compagno, così da poter dare anche consigli utili su come può essere aiutato.
Per ulteriori chiarimenti rimango a disposizione.
Nel caso faccio anche sedute online e potete contattarmi su questo sito per parlarne eventualmente.
Buona giornata!
4 GIU 2024
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Cara Molly, la psicoterapeuta che lo segue saprà andare indicazioni. Non si scordi però di voler bene a se stessa, le consiglio un percorso di supporto psicologico personale. Sono a disposizione. Un abbraccio
4 GIU 2024
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Buongiorno Molly.
L'ansia e gli attacchi di panico sono sintomi che hanno una funzione precisa per il paziente: difficilmente si risolvono in pochi mesi. Ci vuole tempo e pazienza. Anzi, spesso dopo un miglioramento iniziale ci può essere anche un peggioramento perchè l'individuo deve abituarsi al nuovo funzionamento. Tranquilla però, la terapia cognitivo comportamentale è molto valida per questo genere di problematiche e ne vedrai sicuramente i benefici. So che dirti "devi avere pazienza" è ripeterti una cosa che probabilmente ti sei già detta da sola. Ma è davvero fondamentale.
I tuoi vissuti di angoscia, sconforto e frustrazione sono legittimi e normali ! Hai fatto bene ad esternarli: non deve essere per niente facile stare accanto ad una persona che soffre; tanto meno se poi va a limitare anche la tua quotidianità.
La Psicologa fa scelte individuali che magari noi dall'esterno non possiamo capire, ma se la collega ha deciso di prendere questa strada probabilmente c'è un motivo.
Pensa anche al tuo benessere e al tuo star bene. E' davvero importante.
Saluti.
Dott.ssa Benedetta Micheletti
4 GIU 2024
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Buongiorno superare gli attacchi di panico , ci vuole molto tempo.
E il suo ragazzo che deve chiedere alla psicologa.
Per quanto riguarda lei , ci vuole molta pazienza, e tempo
Dott.ssa Patrizia Carboni
Roma
4 GIU 2024
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Buongiorno Molly, leggo che lei sta passando un periodo difficile e molto stressante. Purtroppo non ci sono dei manuali di istruzione per trattare le paure del suo fidanzato. Capisco la sensazione di impotenza che prova, ma l'unica cosa che può fare è stargli vicino e supportarlo.
Lui ha parlato con la sua psicologa riguardo il suo percorso? Lui sente di stare facendo dei miglioramenti o si sente bloccato? Sono argomenti che deve trattare lui con la sua psicologa all'interno del suo spazio.
Le auguro una buona giornata.
Dott.ssa Cristina Asero