imparare ad amarsi e valorizzarsi per quello che si è #2

Buongiorno Lorenzo,
si è portato avanti con un'auto diagnosi molto accurata e pure corretta. Rimane in sospeso il "come fare per" dismettere gli atteggiamenti poco funzionali al desiderio di vivere una vita più autentica in cui lei possa finalmente riconoscersi.
La compiacenza (gli psicologi chiamano così gli atteggiamenti che lei segnala) nasconde spesso il timore di essere respinti, e rimanere quindi soli, qualora ci si permettesse di esprimere dissenso , critiche e men che mai rabbia rispetto alle posizioni dei suoi interlocutori ("amici, famiglia ragazze"). E nasce spesso nella prima infanzia quando, pur di avere l'attenzione e l'amore di che si prende cua di noi, si è disposti a reprimere e a rinnegare il proprio sentire più autentico.
La compiacenza si può curare attraverso una terapia che aiuti il riconoscimento, l'accettazione e spesso l'entusiasmo per i propri autentici sentimenti. A mio parere un orientamento psicodinamico - psicoanalitico è quello più adatto per affrontare il suo disturbo.
Non perda tempo, la vita corre ed è un peccato sprecarla avendo la sensazione di vivere la vita di un altro.
Se vorrà prendere contatto con me ne sarò lieta

Buon giorno Lorenzo,

Grazie per aver scritto.

Credo che l'aiuturebbe molto a parlare di questi vissuti e pensieri a colloquio in un percorso psicologico per dare forma e significato a questi contenuti in maniera più approfondita e mirata.

Io ci sono sono se Lei vorrà.

Un cordiale saluto,

Dott. Pasquale Romeo

Buongiorno Lorenzo,
dalle sue parole emerge molto forte quanto questa situazione la faccia soffrire. Ritengo che un percorso di supporto psicologico potrebbe aiutarla a ricostruire e rinforzare l'immagine che in questo momento della sua vita ha di se stesso, in modo tale da permetterle un confronto con gli altri più sereno.
Rimango a sua disposizione, anche per un consulto online.

Un caro saluto
Dott.ssa Beatrice Mastrilli

Caro Lorenzo,

la invito a intraprendere un percorso psicologico finalizzato a esplorare, approfondire e ridefinire eventi per lei dolorosi avvenuti nei vari contesti di appartenenza in cui e' inserito.
A questo proposito, sono a sua completa disposizione, anche online.

Dott.ssa Francesca Orefice

Caro Lorenzo, ha le idee molto chiare sulle cause del suo disagio "sociale", teme che il suo essere autentico non sia accettato e questo automatismo ha origini più "antiche" da scoprire, comprendere, elaborare e riparare, e questo processo può avvenire in ambito terapeutico, non esistono purtroppo soluzioni preconfezionate che vadano bene per tutti, ognuno di noi ha la sua storia e le proprie motivazioni, quello che le posso dire tramite questo canale comunicativo è che il giudizio esterno tanto temuto non è che la riproduzione del proprio giudice interno, ed è su questa parte di noi disfunzionale che si lavora in ambito terapeutico.
Spero di esserle stata utile
Dottoressa Aniela Corsini

Buongiorno
Sono vicina alla sua sofferenza.
Molte risposte già e stato capace di darlo da sé.
Pensi che dovrebbe approfondire tale tematiche con un percorso di psicoterapia
Dott.ssa Patrizia Carboni
Psicologa Psicoterapeuta
Roma

Buongiorno Lorenzo, comprendo la sua sofferenza di non potersi esprimere liberamente e credo sia molto importante e segno di coraggio che abbia deciso di chiedere un aiuto. Come dice giustamente lei si tratta di modalità di relazionarsi che hanno radici nei primi anni della nostra storia; penso che un percorso con uno psicoterapeuta potrà portare luce su questa sua difficoltà, aiutarla a comprenderne meglio le ragioni ed allentare quel freno che al momento non le permette di relazionarsi agli altri nella libertà di essere se stesso pienamente e vivere una vita che lei senta come sua.
Resto a sua disposizione anche online.
In bocca al lupo

Dott.ssa Elena Pomesano

Buongiorno Lorenzo,
Acutamente lei cita due parole chiave, l’inconscio e l’automatismo. Fanno parte della stessa dimensione ma l’automatismo non esaurisce naturalmente l’inconscio che è incommensurabilmente molto di più. Per arginare l’automatismo la coscienza dell’automatismo può ben essere la chiave di volta perché l’automatico non vuole coscienza. Quindi lei è sulla buona strada perché sembra averlo individuato. C’è però l’area individuativa che vuole svilupparsi ed è quella di quando lei parla di diventare se stesso. Quella può essere favorita da un’analisi che come percorso misterico nell’inconscio può portare alla conoscenza di sè e allo sviluppo pieno del Sè. Saluti cordiali
Dott. Pietro Salemme

Buongiorno caro utente, l’autostima è un fattore importante che ti permette di “fare ed osare”, purtroppo l’educazione impartita dai genitori gioca un ruolo importante nello sviluppo del ragazzo e nella costruzione di una personalità forte e con la giusta dose di autostima. Da quello che scrivi mi sembra di comprendere che hai avuto dei genitori svalutanti, comunque non è mai troppo tardi che costruire il tuo essere e la tua autostima, ti consiglio di rivolgerti ad uno psicologo così da lavorare insieme sul come superare in tempi brevi il sintomo.

Buongiorno Lorenzo,
“Vorrei essere chi sono davvero ma non riesco, finendo per rimanere solo”. Chi è lei, davvero, e perché non si può mostrare? E quali sono queste credenze sbagliate che ha di se?
È molto importante il tema del giudizio, e anche qui le lancio delle riflessioni: teme di essere giudicato dall’altro, perché c’è qualche parte di sè che non accetta nemmeno lei?
Parla di un automatismo e che questo le causa una sofferenza, le consiglierei di intraprendere quindi una psicoterapia per approfondire un po’ meglio gli aspetti descritti e soprattutto perché porta una sintomatologia. E comunque, si, glielo garantisco: si può vivere autenticamente, conoscendosi e rispettandosi per ciò che si è. Davvero.
Resto a disposizione
Buona giornata

Buongiorno Lorenzo e grazie per aver condiviso con noi il tuo problema. La tua consapevolezza di alcune credenze sbagliate e il primo passo al cambiamento. Qualcuno diceva “Non sono i fatti in sé che turbano gli uomini, ma i giudizi che gli uomini formulano sui fatti”. Per quanto difficile e stressante, non è la situazione in cui ci troviamo che provoca direttamente le emozioni negative che proviamo, e che determina i comportamenti disfunzionali che poi mettiamo in atto, ma sono i pensieri che abbiamo in merito all’evento, a noi stessi o agli altri. Questo forte legame tra pensiero e sofferenza fornisce una grossa opportunità a chi sta male, quella di lavorare su di sé per modificare il proprio rapporto con i pensieri, per poi sentirsi meglio e raggiungere un nuovo equilibrio. Infatti, sui propri pensieri ci si può lavorare sempre, mentre non sempre è possibile cambiare direttamente la situazione in cui si sta male. Ti consiglio di chiedere una consulenza in modo da comprendere meglio il tuo problema e trovare soluzioni. Resto a tua disposizione. Cordialmente dott.ssa Claudia Mosneagu

Caro Lorenzo, crescere in una determinata famiglia e in un determinato contesto sociale vuol dire assorbire credenze, valori e anche l'idea che le persone con cui viviamo hanno di noi. Questo non vuol dire che le cose non possano cambiare. Per rimuovere questo automatismo le sarebbe utile andare a fondo di queste credenze che lei sente come sbagliate, cosi da comprenderle e, in qualche modo, lasciarle andare e far si che il loro posto venga occupato da credenze più idonee alla sua persona.
Resto a disposizione, anche per un consulto online.
Un caro saluto, dott.ssa Sara Manzoni.

Buongiorno Lorenzo.
Grazie per la condivisione.

Come lei presuppone, determinate dinamiche sono avvenute e tendono a ripetersi a livello inconscio. E come lei presuppone certe dinamiche ripetute potrebbero essere associate a certi vissuti infantili.
Il mio suggerimento è di considerare di "dire quello che pensa" in uno spazio psicologico in cui elaborare e mettere parola a tali questioni.

Un caro saluto.

Dott. Davide Boifava