Mi sento delusa dalla vita, come posso fare?
Sono una ragazza di 26 anni e mi sento profondamente delusa dalla vita da “adulti”. Cerco di spiegare il più brevemente possibile:
La mia vita inizia ad essere un po’ più triste compiuti i 9 anni, in seguito alla separazione dei miei genitori. Una separazione che ha portato parecchi problemi. Problemi però che per i successivi tre anni sembravano non darmi alcuna preoccupazione, data forse la mia giovanissima età. Poi per il mio dodicesimo complenanno, ho avuto il mio primo attacco di ansia. Forse stavo iniziando a crescere e a capire la situazione che stavo vivendo: mia madre depressa, mio padre che non ci dava gli alimenti e che si era allontato, io che venivo spostata di casa in casa dagli assistenti sociali e molte altre cose.
Superato l’attacco d’ansia, che all’epoca non sapevo nemmeno fosse un attacco d’ansia, non mi è più ricapitato fino a qualche mese dopo il mio quindicesimo compleanno. Come il primo, anche il secondo mi prese dal niente e senza un avvenimento in particolare.
Superato anche il secondo, a diciassette anni, poco prima di Natale, cado in depressione, anche se all’epoca non sapevo fosse depressione, credevo di essere diventata pazza. La depressione dura circa 2 mesi, dopodiché inizio a riprendermi un po’ grazie anche alle benzodiazepine, ma mentre mi riprendevo e la mia vita tornava ad essere più o meno normale, avevo quella vaga sensazione che non sarei più tornata quella di prima... come fossi stata diciamo modificata. Gli anni a venire non furono gentili con me, ebbi nuovi problemi da aggiungere a quelli abituali, ma nonostante ciò non ricaddi più in depressione, e questo mi illuse di essere invincibile. Dicevo a me stessa: «ormai sei già stata depressa, il peggio lo hai passato, non ci potrai mai più tornare». Purtroppo non è stato così, e a 23 anni ci sono ricaduta peggio di prima in seguito alla rottura col mio ex ragazzo. Decisi io di lasciarlo, non lo amavo più, mi aveva delusa troppe volte. Ma lasciandolo, persi ogni speranza nella vita perché con lui avevo fatto progetti che mi permettevano di rimanere al mondo per uno scopo. E quindi di nuovo giù di benzodiazepine, che si sa coprono solo il disturbo ma non lo curano.
Passati i fatidici due mesi a letto, inizio a riprendermi anche stavolta ma ancora più consapevole che se la prima depressione avuta a 17 anni mi aveva modificata, questa presa a 23 mi avrebbe cambiata per sempre.
Ricadere una seconda volta in depressione per me fu una sconfitta personale. Credevo di averla battuta una volta per tutte, mi vantavo con me stessa per averla fregata e mi sentivo una vincente. Niente poteva più portarmi nel baratro, e invece...
Nonostante i sintomi depressivi fossero andati via, ho continuato ad assumere benzodiazepine per due anni, come per essere protetta in caso di attacco. Erano diventate una ossessione per me. Non potevo uscire di casa senza e ne compravo almeno due boccette di scorta in caso una mi si rompesse per disgrazia. Mi sentivo pari ad una tossicodipendente di eroina, e la mia autostima si abbassò ancor di più di quanto già non lo fosse prima.
Nel frattempo, come se già non avessi sofferto abbastanza, ho perso il mio cantante preferito, il leader dei Linkin Park, Chester. Morto per suicidio. Lottava anche lui contro la depressione da anni. Ha avuto una vita molto difficile nonostante le gioie che la carriera gli ha dato.
Quella per me fu la botta finale che mi fece perdere ogni speranza di farcela.
Sembrerà assurdo ma lui mi dava la forza di continuare ad andare avanti. Se ce la stava facendo lui nonostante la vita che aveva passato, allora potevo farcela anche io. Era il mio idolo, il mio eroe. Un soldato tornato vincente dalla guerra.
Lo vedevo come un ragazzo di 41 anni che ormai si era fatto amico i propri problemi e che ci conviveva alla grande.
Mi dicevo che anche io arrivata a quella età sarei andata a braccetto coi miei demoni e che li avrei visti non più con gli occhi di una ragazza spaventata, ma con quelli di una donna adulta forte e matura capace di affrontare tutto. Invece compiendo quel gesto, è come se lui mi avesse fatto capire che più cresci e più sei stanco... sei stanco di convivere con i tuoi problemi. Non ti piacciono, non ti sono mai piaciuti, perché sopportarli ancora? Sono anni che te li porti dietro ed iniziano a pesare troppo. Non hai più la forza di quando eri ragazzo.
Un esempio più pratico potrebbe essere: Vado al cinema a vedere un film per il quale ho una grandissima aspettativa, ma a metà mi accorgo che è deludente e non mi piace più. Non mi interessa dei soldi che ho speso per vederlo, esco dalla sala e me ne vado senza avere la pazienza che finisca.
Arrivata ai 25 anni a fatica inizio a progettare il mio futuro suicidio: «Intorno ai 55 anni lo farò, non voglio passare la vecchiaia sola e depressa, meglio farla finita prima» . Ma nel frattempo conosco un ragazzo, e presto mi innamoro di lui. Innamorandomi riacquisto una falsa speranza di vivere, e decido di darmi una ultima possibilità: avrei accantonato il mio progetto suicida fino a che non sarebbe finita la storia con lui.
È passato un anno da quando stiamo insieme, e circa un mese fa ho tentato il suicidio in seguito ad un litigio avuto con lui. Pensavo di averlo perso, che mi volesse lasciare,(cosa che poi non è successa perché stiamo ancora insieme). Mi sono sentita di nuovo in balia dei miei demoni, così una volta tornata a casa ho assunto una intera boccetta di benzodiazepine sperando di non svegliarmi più.
Che devo fare adesso? In ospedale, quando mi sono ripresa mi hanno fissato una visita con uno psichiatra il quale mi ha prescritto degli integratori di serotonina. Proverò a prenderli, ma ho paura che il futuro ormai per me sia già scritto.
A volte penso che forse la felicità non mi è dovuta. Penso che sia inutile rincorrerla se lei non mi vuole.
Grazie in anticipo,
L.