Padre che quando si arrabbia impone il trattamento del silenzio
Ciao! Scrivo qui nel tentativo di poter avere un confronto e nella speranza che il fatto stesso di scrivere possa essere catartico anche per me. Ho 27 anni, sto completando gli studi e vivo con i miei. L'altra sera ho assistito ad un litigio tra loro (sono abbastanza rari e mi sembrava potesse venirne fuori qualcosa di costruttivo). Mio padre a seguito del litigio ha imposto il trattamento del silenzio a tutti qui in casa. È una cosa che fa da sempre, fin da quando sono piccola (tant'è che a seguito della psicoterapia che ho svolto per la mia ansia nei confronti degli esami è emerso che questo suo comportamento ha sicuramente alimentato il tutto). In queste situazioni io mi sento sempre incapace di poter fare qualcosa e molto angosciata, non sapendo quali siano i suoi pensieri e le sue emozioni. Il più delle volte sono io che, dopo aver fatto passare qualche giorno, cerco di farlo ragionare in un dialogo monodirezionale dove io parlo e lui non dice nulla (ma alla fine pur non ammettendo nulla in maniera esplicita capisce e finalmente la tensione che c'è in casa si allenta). Mio padre è un uomo buono e credo che tutto derivi da un trauma importante che ha avuto durante l'infanzia quando ha perso la madre all'improvviso e a mio avviso non ha ricevuto aiuto nell'elaborazione del lutto, forse anche per i tempi che correvano. Tuttavia non crede nella psicoterapia (tant'è che non sa nulla del mio percorso a riguardo). Come posso fare per trovare un equilibrio in questa situazione? Non credo ci sia qualcosa da poter fare per cambiare il suo modus operandi ormai calcificato che scaturisce da un suo vissuto ma io da persona ansiosa non riesco proprio a non risentire del clima che si genera, avrei pensiero anche se non vivessi a casa. Da sempre le dinamiche relazionali delle persone a cui voglio bene hanno un forte impatto sulla mia vita e ora che sono in sessione nonostante dovrei concentrarmi sugli esami non riesco a pensare ad altro.