A cosa serve l'orientamento professionale nel mondo del lavoro di oggi
Che cosa significa fare orientamento nel XXI secolo e quali sono i compiti e le finalità dell’orientamento professionale oggi. Un breve excursus sul significato tradizionale di orientamento e su come esso sia cambiato nel tempo.
Tradizionalmente l'orientamento professionale viene considerato con un percorso utile a fare in modo che le persone possano compiere delle scelte scolastiche o professionali, come ad esempio la scelta di un buon lavoro, in linea con interessi, capacità, attitudini, risorse e percorsi di studio compiuti (Parsons, 1909). All'inizio del XXI secolo questo approccio si è dimostrato insufficiente per rispondere ad una società complessa, in continuo cambiamento e caratterizzata da costanti trasformazioni a livello sociale, politico, economico e culturale, che potremmo riassumere con un elenco di parole chiave che tutti conosciamo: globalizzazione, precarietà lavorativa, disoccupazione, aumento delle disuguaglianze, rischi ambientali, ecc.
Ecco quindi che l'orientamento ha cambiato prospettiva, significato, finalità e destinatari. Il focus del processo viene spostato dal singolo individuo, alla società e quindi andando oltre l'analisi delle caratteristiche individuali e riflettendo sul contributo che ogni persona può dare alla società stessa per fronteggiare le minacce del futuro, all'insegna della responsabilità e della consapevolezza di poter incidere sul contesto globale. Dunque, per rispondere alle nuove sfide del mondo di oggi la competenza più importante non è più saper scegliere ma saper diventare (Savickas, 2013).
Il contesto attuale dell'orientamento professionale
L'attuale contesto globale è dominato dalla convinzione che il sistema economico sia al centro di tutto, e quindi, anche se in contrasto con il benessere sociale, non dovrebbe essere in nessun modo ostacolato. A questa visione neoliberista si aggiunge poi il fenomeno della globalizzazione, basata sugli scambi economico-commerciali ma anche sull'intensa circolazione di idee, persone e culture. Se da un certo punto di vista la globalizzazione è stata determinante per la crescita in vari settori, portando anche al progresso tecnologico, dall'altro ha generato disuguaglianze, disparità, vulnerabilità e soprattutto incertezza e precarietà.
Siamo arrivati ad una situazione che si potrebbe sintetizzare come caratterizzata dalla quasi assenza di equità e solidarietà, e di passiva rassegnazione ed accettazione delle disuguaglianze; è in questo contesto che si diffondono ideologie meritocratiche che sponsorizzano successo e profitto e producono più danni dei benefici che promettono (ma questa è un'altra storia, ci sarà un articolo proprio su questo argomento).
Tutto questo impedisce di immaginarsi il futuro e di progettarlo ma riduce anche la capacità di reazione alle avversità. La globalizzazione sta infatti ridefinendo il settore lavorativo e dunque modificando la configurazione dei percorsi professionali. Per comprendere meglio tutto questo, vediamo un po' di numeri.
Più della metà delle persone nate dopo il 1980 ha svolto il suo primo impiego per una durata non superiore ai 5 mesi (Saratoga Institute, 2000). Il 39% dei lavori iniziati da persone comprese tra 33 e 38 anni è terminato in circa un anno; il 70% di lavori è terminato in meno di 5 anni. Ora 1 lavoratore su 4 mantiene lo stesso datore/datrice di lavoro per meno di un anno (Bureau of Labor Statistics, 2004).
Il nuovo mercato del lavoro richiede quindi di considerare la carriera non come un impegno che per tutta la vita s'instaura con un unico datore/datrice di lavoro ma come un insieme di servizi e di abilità da "vendere" a vari datori/datrici di lavoro. Ecco perché è diventato più importante saper prendere le decisioni, sapersi adattare piuttosto che saper scegliere un'occupazione, che come abbiamo capito è molto probabile cambierà diverse volte nel corso della vita di un individuo.
Che cos'è l'orientamento professionale
Il lavoro non è più l'asse attorno al quale ruotano le altre dimensioni esistenziali ("vivere per lavorare"), dunque le persone non possono più identificare con certezza il loro posto nel mondo attraverso il lavoro che svolgono (Savickas, 2012). E' ora richiesto alle persone di gestire il proprio percorso professionale piuttosto che di svilupparlo all'interno di un'unica organizzazione. Questo spostamento di responsabilità dall'organizzazione lavorativa alla persona, ha fatto nascere un nuovo bisogno, ovvero gli individui possano affrontare una vita caratterizzata da continui cambiamenti lavorativi.
Ecco qui che interviene l'orientamento, come? Aiutando le persone a costruire la propria vita, il proprio futuro attraverso lo sviluppo della capacità di saper prendere le decisioni per compiere scelte ed intraprendere azioni professionali, formative e non.
La finalità di un percorso di orientamento è quindi quella di facilitare le persone affinché possano progettare nel modo migliore le loro vite nella complessità sociale in cui viviamo (Guichard, 2005; Savickas et al., 2009).
Il compito del processo di orientamento diviene quello di permettere ad ogni persona di avere aspirazioni, conoscenze, competenze ed interessi, tali da garantire la possibilità di prendere delle decisioni consapevoli per sé, per gli altri e per l'ambiente, come sottolineato da Soresi e Nota: "senza desideri ed aspirazioni non esiste un futuro desiderabile" (2020).
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