Introversione, timidezza, fobia sociale: quali sono le differenze?
Ancora oggi quando si parla di introversione ci sono tanti luoghi comuni. Tra i tre termini invece esistono delle differenze importanti, sui quali c’è bisogno di fare luce per evitare pregiudizi.
Introversione, timidezza, fobia sociale: facciamo chiarezza. Nel linguaggio popolare, termini come introverso, timido, chiuso, vengono usati spesso come sinonimi e non di rado con un'accezione negativa, come se fossero difetti o parti del carattere da dover cambiare.Discorso un po' diverso quando si parla di "fobia sociale", espressione più specialistica che sottende un problema patologico.Infatti, mentre introversione e timidezza sono tratti caratteriali, la fobia sociale è una vera e propria psicopatologia. In pratica, introversione e timidezza (di cui si vedrà di seguito la differenza) sono aspetti non patologici della personalità e che non necessitano di trattamenti o terapie, mentre la fobia sociale può limitare moltissimo la vita della persona che ne è affetta, motivo per cui sono necessari interventi specialistici. La fobia sociale potrebbe quasi essere definita come la versione più estrema e limitante della timidezza.
Differenza tra introversione, timidezza e fobia sociale
Facendo un piccolo passo indietro, la psicologia della personalità è una scienza assai complessa e non è possibile incasellare nessun individuo all'interno di etichette definitive, perché il comportamento umano può mutare a seconda delle situazioni di vita, dei contesti e delle persone con cui si ha a che fare. La stessa persona potrà manifestare comportamenti diversi a seconda di ciò che lo circonda.
Esistono però quelli che nel linguaggio tecnico sono chiamati pattern: essi sono schemi ricorrenti, modi di fare, atteggiamenti e comportamenti che la persona manifesta più spesso e che quindi la caratterizzano.Il tratto di personalità è definito da tre proprietà, come aveva già teorizzato Gordon Allport nel lontano 1921: frequenza, intensità e gamma di situazioni in cui si presenta.
Estroversione e introversione sono due grandi tratti fondamentali nella definizione della personalità. Secondo Carl Gustav Jung l'estroverso è più orientato dai fatti esterni, l'introverso è più orientato dal proprio modo di elaborare ciò che accade fuori. Nell'importante teoria dei Big Five, invece, il fattore estroversione comprende tratti come socievolezza, loquacità, interesse per gli altri; l'introversione comprende tratti come riservatezza, sobrietà, interesse e orientamento al compito. Ovviamente, la stragrande maggioranza delle persone non è nettamente estroversa o introversa, perché anche l'estroverso potrà manifestare tratti da introverso e viceversa.
Cos'è davvero l'Introversione
L'introversione non comporta la paura del giudizio altrui e non porta all'evitamento delle situazioni sociali; casomai l'introverso ha un maggiore bisogno di tranquillità, di relazioni e connessioni profonde. L'introverso predilige la qualità delle relazioni alla quantità, ha bisogno di periodi di solitudine per "ricaricarsi" mentre l'estroverso in genere ricarica la propria energia stando in compagnia e circondandosi di stimoli esterni. Per questo è più facile che un introverso provi fastidio in ambienti molto rumorosi, quando deve avere a che fare con molte persone e che possa apparire più solitario: non per paura, ma per indole.Va inoltre ricordato come l'introversione sia solo uno dei tanti tratti caratteriali della persona. L'importante teoria della personalità dell'MBTI (Myers-Briggs Type Indicator) suddivide le tendenze caratteriali in sedici personalità: otto introverse e otto estroverse, combinate con altre tre dicotomie che sono sensitività/intuizione, ragionamento/sentimento e giudizio/percezione.
Timidezza e fobia sociale: un continuum a cui prestare attenzione
La timidezza è invece caratterizzata da tendenza alla paura del giudizio altrui, evitamento di alcune situazioni sociali, maggior senso di disagio in presenza di altre persone. Di per sé non è patologica perché molte persone timide conducono una vita normale, anche se è pur vero che può causare un certo disagio poiché nasconde, fondamentalmente, una matrice di insicurezza. Solitamente, nell'adolescenza è più marcata e tende ad attenuarsi col passare degli anni. Quando questi elementi che caratterizzano la timidezza diventano molto più marcati e frequenti, ecco che si parla di disturbo da ansia sociale (o fobia sociale). In seguito sono elencati i sintomi principali:
- paura o ansia marcate in situazioni sociali come conversare, incontrare persone sconosciute, bere o mangiare in pubblico;
- paura che l'ansia si manifesterà e sarà valutata male dagli altri;
- le situazioni sociali sono temute o evitate;
- le paure durano da sei mesi o più e compromettono la vita della persona;
La fobia sociale provoca marcati disagi poiché la persona evita l'interazione con gli altri, teme che qualsiasi gesto o parola possa essere giudicata male e questo può portare a problematiche importanti a scuola, università, lavoro e nelle relazioni affettive e interpersonali.La persona affetta da fobia sociale si sente costantemente sotto i riflettori, come se ogni gesto, parola, respiro possano essere fonte di derisione o giudizio negativo altrui. Il termine fobia, infatti, rimanda ad una paura patologica, una paura sproporzionata rispetto alla situazione. Non vanno quindi confuse manifestazioni del comportamento che sono dovute all'indole e alle preferenze della persona con quei comportamenti che invece denotano un disagio più profondo.
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