Partner a distanza chiude la comunicazione in un suo momento doloroso

Inviata da Berta · 30 nov -1 Depressione

Buonasera, grazie innanzitutto per l'attenzione che dedicherete alla mia richiesta.
Poco più di un anno fa ho intrapreso una relazione con una persona in un momento un pò complicato delle nostre vite, in cui ci trovavamo entrambi in fase di separazione dai reciproci partner a lungo termine. Ci siamo conosciuti lavorando insieme durante la stagione estiva e in pochi giorni si è creato un legame di altissima intensità, di fiducia, intimità, apertura totale. Finita la stagione ognuno è tornato alle rispettive vite, a distanza, in due stati diversi, ed ognuno a modo suo e con i suoi tempi si è gradualmente distaccato dalla relazione e vita precedenti. Entrambi abbiamo lasciato i luoghi in cui abbiamo vissuto tanti anni, non per lanciarci a costruire qualcosa insieme, nessuno dei due ne era pronto, ma quantomeno per coerenza, ci siamo avvicinati. Durante tutto l'anno trascorso da quando ci siamo conosciuti abbiamo continuato a sentirci su base quotidiana almeno per messaggi e a fare salti mortali per vederci in ogni possibile occasione, passando anche periodi di più settimane insieme. Lui è tornato a vivere dalla sua famiglia ed è entrato in una fase un pò buia in cui mi ha dichiarato più volte di sentirsi bloccato, fondamentalmente dalla sua relazione precedente, che gli impediva di andare avanti con la sua vita. Per questa situazione (mentale più che altro) è rimasto senza lavorare per oltre sei mesi, il che ha portato problemi economici e certamente di fiducia in se stesso.
Ho sempre cercato di stargli vicino e sostenerlo, senza invadere i suoi spazi, dando consigli come li darebbe un'amica, senza aspettarmi niente più di passare del tempo di qualità insieme. E lui mi ha sempre dimostrato gratitudine e gioia per il tempo speso insieme, che è andato aumentando e aumentando di intimità di mese in mese.
Con la stagione estiva io sono tornata a lavorare in barca, il che ha creato piccoli ostacoli agli incontri, ma non troppi, sino a che lui, a corto di altre opzioni, ha trovato lavoro in un rifugio in alta quota. La comunicazione si è complicata parecchio, per temi fondamentalmente logistici legati alla distanza e ai turni di lavoro, e con la stanchezza e l'impossibilità di sentirsi a voce sono iniziati un pò di malintesi. Io ero davvero esaurita dal lavoro e vivevo male il non riuscire a comunicare, e ho chiesto conferme, forse in toni un pò aggressivi (almeno a detta sua, ma era per iscritto e gli ho garantito che i miei toni erano tranquilli, i malintesi li crea la comunicazione non verbale) e lui nel frattempo ha avuto una brutta notizia da casa riguardo alla malattia di suo padre, che lo ha fatto cadere in un vortice di paura e dolore.
Dopo qualche giorno di comunicazione sincopata sono riuscita a liberarmi per andare a trovarlo, a sorpresa, ma lui non si è liberato e quasi non siamo riusciti a parlare, salvo darci un abbraccio e dirci quanto ci vogliamo bene. E dopo qualche giorno di altri singhiozzi comunicativi da parte sua (tipo un messaggio di buongiorno, una buonanotte, e silenzio per 36 ore), sentendomi molto stanca di questa altalena emotiva, glielo ho fatto notare. Lui si è scusato dicendo che non riusciva a parlare per via della situazione a casa, e dopo aver tenuto il telefono spento nuovamente lasciandomi nel silenzio per altre 36 ore, mi ha scritto di essere entrato in un buco nero in cui aveva solo bisogno di buio e silenzio, che ha paura di continuare qualsiasi cosa, che soffre di più a sapere di farmi male, e che per salvaguardare tutto il bello condiviso e sperato forse sarebbe stato meglio fermarci. Ma lasciando uno spiraglio di giorni migliori e situazioni familiari migliori per tornare a vedersi, dicendomi che mi vuole bene etc.
Da allora sono passati un mese e mezzo e non ho più avuto sue notizie. Per pura coincidenza quel giorno, non avendolo sentito da tanto, gli avevo scritto una lunga mail di chiarimenti riguardo al mio sentire, e anche porgendogli scuse se fossi stata superficiale nel sottovalutare il suo dolore (della separazione e del padre), quindi ricevendo il suo ultimo messaggio gli ho semplicemente detto di leggere quella mail con calma, dove avrebbe trovato tutto quello che gli avrei tanto voluto dire a voce. E che non capivo tanto questo suo atteggiamento di chiusura, essendo io molto diversa, ma che lo rispettavo, e che rimanevo a disposizione se e quando lui avesse avuto bisogno. E che non avrei avuto fretta di andare altrove.
In queste settimane ho provato a scrivergli altre due volte, la prima rassicurandolo sul fatto che avevo capito la sua necessità di rielaborare alcune cose da solo, ma che da persona che gli vuole bene non riuscivo a disinteressarmi dal suo stato di pena, e quindi gli davo un pò di supporto a parole con alcuni consigli (ancora, da amica). Il secondo in occasione del compleanno del padre, un paio di settimane fa, finita la stagione, di vicinanza e facendogli notare che dopo oltre un mese anche solo un piccolo segnale di vita da parte sua mi avrebbe rassicurato sulla situazione a casa e quella di papà. Inutile dire che non c'è stata risposta.
So benissimo che dovrei lasciare andare, ma non riesco. Ciò che sono riuscita a fare è stato tornare a concentrarmi sulla mia vita e andare avanti con quella, portandomi dietro tanta tristezza e nostalgia, ma venendo a patti con il fatto che lui non c'è. Non ho intenzione di "riconquistarlo" o di provare a ricreare ora quello che abbiamo interrotto, so che è impossibile. Ma non riesco a non pensare a che lui stia male, e a sentirmi impotente. In queste settimane non ho quasi mai provato rabbia per lui, solo tanta pena (per lui), e incredulità/sorpresa per come due persone con ottime intenzioni e che stavano andando su un cammino che sembrava solo pieno di positività e amore siano finite a trovarsi così distanti. Ora vorrei solo sapere come sta ma purtroppo non ho nessun contatto di familiari o amici, dal momento (e questa è una delle poche cose che gli ho recriminato dopo qualche mese di frequentazione) che ci siamo sempre visti in ambienti neutri o "miei", e mentre lui ha conosciuto alcuni familiari e amicizie mie, io ho visto i suoi posti ma non conosco nessuna persona che gli è vicina, e quindi mi sento davvero disarmata, a meno di non tornare a vederlo senza preavviso.
Non so se dovrei aspettare suoi segni di vita, che non arriveranno mai forse, se lui è davvero così tanto depresso e chiudendosi sempre più immagino non faccia che aumentare la paura di riaprirsi verso di me, o comunque chissà quando, se e quando la malattia del padre si sarà risolta in un modo o nell'altro, se forzare la cosa sapendo che probabilmente sarà un patatrac (ma almeno mi metterei il cuore in pace) o se, con un dolore gigante, forzare me stessa a considerarlo morto e chiudere il portone da ogni spiraglio.
Grazie di cuore.

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