Coronavirus: le conseguenze psicologiche dell'isolamento sociale

Quali sono i principali effetti psicologici della quarantena? Come possiamo reagire e che cosa possiamo fare per stare meglio?

9 APR 2020 · Tempo di lettura: min.
Coronavirus: le conseguenze psicologiche dell'isolamento sociale

Le organizzazioni governative e della salute ci informano prevalentemente sulle misure preventive da attuare contro l'avanzamento del COVID-19. Non ci si sofferma abbastanza però sulle conseguenze psicologiche del Coronavirus, soprattutto quelle relative all'isolamento sociale. Oltre al senso di incertezza, sgomento e preoccupazione sia per la propria salute e quella dei propri cari che per le conseguenze lavorative, economiche e sociali, anche l'isolamento sociale e la reclusione in casa possono influire negativamente sul nostro benessere psicologico. In poche settimane è cambiato tutto.

Ci siamo ritrovati, in tempi record, a dover riorganizzare le nostre giornate, a non poter godere della presenza delle persone che amiamo, almeno che non siano conviventi, a non poter uscire con gli amici, a rinunciare alle relazioni con gli altri, che per gli esseri umani sono la principale fonte di piacere oltre che di conforto, soprattutto in situazioni di necessità. E tutti in questo momento ne avremmo più necessità del solito. La perdita della propria routine quotidiana e l'annullamento del contatto sociale possono far emergere emozioni e sentimenti negativi, come noia, tristezza, rabbia, frustrazione senso di solitudine e di isolamento dal resto del mondo.

Per alcuni questi stati emotivi sono transitori, pesanti ma sopportabili. Stati con i quali occorre essere in contatto e possono esserci utili a capire cosa è veramente importante per noi, che ci daranno modo di ripartire con le idee più chiare e apprezzando di più quello che prima davamo per scontato. Altre persone, invece, si sentono sopraffatte dalle emozioni negative e hanno maggiore difficoltà nella loro gestione. L'isolamento sociale può portare ad amplificare disagi psicologici preesistenti . Ad esempio, le persone che prima della quarantena soffrivano di depressione, ansia, attacchi di panico, potrebbero sperimentare un forte senso di solitudine, tristezza, preoccupazione di difficile gestione.

Cosa possiamo fare per stare meglio?

Per ridurre l'impatto dell'isolamento sociale e le emozioni e i sentimenti ad esso connessi, possiamo coltivare le relazioni sociali anche a distanza. Sostituiamo il messaggio scritto con una telefonata, o meglio ancora con una videochiamata, organizziamo videoconferenze non solo con i colleghi di lavoro, ma anche con amici e parenti. Invitiamo all'uso dei social network anche i più resistenti al loro utilizzo, coloro che non hanno o hanno abbandonato il proprio profilo Facebook o non hanno dimestichezza con la tecnologia. Pur consapevoli del fatto che le relazioni mediate dalla tecnologia non siano in grado di sostituire quelle faccia a faccia, adesso non essendo possibile godere della presenza fisica è necessario coltivare le relazioni sociali con altre modalità. Questo è il momento di chiamare la vecchia amica/o che non sentiamo da mesi o anni, di passare una serata al telefono anziché su Netflix, di mantenersi "connessi" e vicini pur stando lontani, ricercando attivamente la vicinanza e facendo sentire agli altri la nostra.

E se questo non basta?

Occorre ascoltare le nostre emozioni, cogliendo i segnali di un significativo abbassamento: irritabilità, tristezza, sonno ridotto o disturbato, apatia, pensieri catastrofici, solo per fare alcuni esempi. Allo stesso tempo è bene prestare attenzione allo stato di salute psicologica dei nostri cari, soprattutto delle persone più a rischio ed aiutarle a ridurre in ogni modo possibile la percezione di isolamento e alienazione.

Dove si ravvisino segnali di franchi disturbi depressivi o ansiosi è bene cercare di intervenire precocemente, cercando l'aiuto di uno psicologo, molti dei quali in questo momento di emergenza sono disponibili anche a sedute online.

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Scritto da

Dott.ssa Lucia Valentini

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