L’effetto Werther: esiste l’imitazione suicida?

Come la narrazione mediatica dei suicidi può stimolarne l'emulazione. Negli ultimi anni le notizie mediatiche riguardano molto spesso eventi che esplorano dimensioni sempre più violente, sia dirette verso sé stessi che verso gli altri.

14 GIU 2024 · Tempo di lettura: min.
L’effetto Werther: esiste l’imitazione suicida?

Negli ultimi anni le notizie mediatiche riguardano molto spesso eventi che esplorano dimensioni sempre più violente, sia dirette verso sé stessi che verso gli altri. Questi fenomeni hanno chiaramente un impatto importante su tutti noi, poiché risvegliano le nostre paure riguardo eventi che sono fuori dal nostro controllo. Nell'immaginario popolare le esperienze, i traumi e le sofferenze, così come le decisioni estreme, rappresentano una dimensione individuale e poco influenzata da informazioni e notizie che arrivano dall'esterno e riguardano persone lontane e sconosciute.

Tuttavia, molti studi hanno evidenziato come i mezzi di comunicazione siano in grado di condizionare significativamente le decisioni degli individui, anche quelle più estreme come il togliersi la vita. Infatti, si è riscontrato che nelle zone in cui gli episodi di suicidio sono stati oggetto di una maggiore diffusione mediatica, il numero di successivi tentativi ed episodi è aumentato.

L'effetto Werther: le notizie influenzano il suicidio?

Questo fenomeno non è nuovo: il primo caso di imitazione suicidaria dovuta alla notorietà di un atto simile si è riscontrato nel 1774 con la pubblicazione dell'opera I dolori del giovane Werther, di Johann Wolfgang Goethe. Nel romanzo il protagonista decide di togliersi la vita per sfuggire alle proprie sofferenze sentimentali; il libro fu un successo e poco dopo la sua uscita circa 40 ragazzi si uccisero con le stesse modalità, facendo riferimento all'opera in modo implicito ed esplicito. Questo macabro fenomeno spinse le autorità di varie nazioni a bandire il libro.

Nel 1974 il sociologo David Philips, facendo riferimento all'opera di Goethe, coniò il termine "effetto Werther" per indicare le emulazioni suicidarie. Egli osservò che il numero dei suicidi tendeva ad aumentare esponenzialmente nei due mesi successivi alla notizia in prima pagina, soprattutto se la notizia veniva riportata da più media. Inoltre, osservò che le storie che avevano un eco mediatico in uno stato, non risuonavano allo stresso modo in un altro; dunque, l'aumento di episodi di suicidio era limitato a quella specifica area geografica.

L'effetto Werther: le notizie influenzano il suicidio?

Nel corso dell'ultimo secolo si sono potuti osservare molti episodi di imitazione suicidaria, ad esempio di suicidi di celebrità, come Ryan Lingyu, i musicisti giapponesi Yukiko Okada e Hide, l'attrice coreana Choi Jin-Sil e Marilyn Monroe, che hanno innescato un escalation di suicidi di massa. Ciò ha portato gli studiosi a considerare "l'effetto Werther" interesse primario di ricerca. Un caso recente ed eclatante di effetto Werther è stato pubblicato nel 2017 sulla rivista JAMA Internal Medicine, che ha rivelato che la serie 13 Reasons Why, che narra il suicidio di una adolescente, era associata ad un aumento delle ricerche online inerenti a come uccidersi.

Nel 2019 una ricerca pubblicata sulla medesima rivista, ha mostrato che si è verificato un aumento dei casi di suicidio nei ragazzi tra i 10 e i 19 anni negli Stati Uniti dopo i primi 3 mesi dalla messa in onda di tale serie. Naturalmente le notizie e le trasmissioni mediatiche non possono essere l'unica causa scatenante, dato che nell'ideazione suicidaria entrano in gioco una serie di fattori complessi e interconnessi tra loro. Tuttavia, è chiaro che i media giocano un ruolo importante, dato che attraverso la loro comunicazione e il loro linguaggio possono sollecitare certi atteggiamenti.

Il loro coinvolgimento risulta così rilevante che l'OMS ha delineato delle linee guida al fine di limitare gli effetti negativi dell'esposizione mediatica a notizie simili. In una società come la nostra, dove l'effetto Werther nato nel 1774 diventa sempre più attuale e scava profonde radici nella quotidianità, diventa imperativo agire. Pertanto, esprimere in modo sano e corretto le nostre emozioni, mostrarsi rispettosi e assertivi di fronte ai momenti di crisi altrui, e incoraggiare a chiedere aiuto devono essere gli strumenti di cui tutti ci dotiamo al fine di contribuire a limitare ed arginare questa catena di atti drammatici.

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Scritto da

Dott. Massimo Masserini

Dott. Massimo Masserini Psicologo clinico, Psicoterapeuta, Sessuologo Clinico e Pedagogista, Psicologo Giuridico e CTP, Neuroricercatore. Svolge attività di libero professionista a Bergamo presso il centro clinico e ricerca MindFit Clinic. Offre sostegno per depression, ansia, panico, etc.

Bibliografia

  • Ayers, J. W; Benjamin, M. A., Leas, E. C., Dredze, M., Allem, J. P. (2017). Internet Searches for Suicide Following the Release of 13 Reasons Why, JAMA Internal Medicine, 177(10): 1527-1529.
  • Ferguson, C. J. (2020). One Less Reason Why: Viewing of Suicide-Themed Fictional Media is Associated with Lower Depressive Symptoms in Youth, Mass Communication and Society, 24(1): 1-21.
  • Jae-Hyun et al. (2013). The Werther Effect of Two Celebrity Suicides: an Entertainer and a Politician, PLOS ONE, 8(12): e84876.
  • Niederkrotenthaler, T. et al. (2019). Association of Increased Youth Suicides in the United States Withthe Release of 13 Reasons Why, JAMAPsychiatry, 76(9): 933-940.
  • Phillips, D. P. (1974). The Influence of Suggestion on Suicide: Substantive and Theoretical Implications of the Werther Effect, American Sociological Review, 39 (3): 340-354.

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