La depressione in Adolescenza

L’adolescenza è una fase importantissima nel ciclo di vita di ogni persona, in quanto periodo di forte crisi che mette alla prova sia l’adolescente che i suoi genitori.

1 AGO 2014 · Tempo di lettura: min.
La depressione in Adolescenza
L’adolescenza è una fase importantissima ed altrettanto delicata nel ciclo di vita di ogni persona, in quanto periodo di forte crisi che mette alla prova sia l’adolescente che i suoi genitori.

E’, infatti, questo il momento in cui bisogna esser capaci di adattarsi alle nuove esigenze emergenti: l’intero processo di crescita ed il suo esito dipenderanno sia dalle possibilità dell’adolescente di fronteggiare gli eventi critici mantenendo una buona autostima, sia dalle competenze genitoriali nel lasciare al figlio un giusto spazio di “libero movimento” che gli permetta di collaudarsi come persona diversa da mamma e papà, pur continuando a percepire in essi dei punti di riferimento stabili nella sua vita.

Alcuni genitori a volte affermano “quest’anno è esplosa una bomba!”, “non lo riconosciamo più”, scambiando per patologici atteggiamenti e spinte comportamentali che, al contrario, sono fisiologici nel periodo adolescenziale: è proprio in questa fase di passaggio che, infatti, il carattere del ragazzo può andare incontro a sconvolgimenti e rotture di equilibri precedenti; colui che fino a poco tempo prima era bambino vuole dimostrare di non essere più il “piccolo di casa”.

Il desiderio che muove la maggior parte dei comportamenti adolescenziali è il dimostrare la propria identità e di reclamare a gran voce l’indipendenza dagli adulti. “La direzione che queste espressioni possono assumere dipenderanno dal senso che il bambino attribuisce al fatto di essere cresciuto” (Ansbacher & Ansbacher ne “La Psicologia Individuale di Alfred Adler”).

Durante tale processo di separazione ed individuazione adolescenziale, vanno affrontati i cosiddetti compiti evolutivi: quelli legati all’amore, allo studio/lavoro, ed i compiti sociali (amicizia). Il modo in cui verranno assunti risentirà molto del tipo di bambino che si è stati in precedenza.

Si osserva sovente come coloro che sono stati, ad esempio, bambini timorosi, siano giovani-adulti che guardano al futuro con paura e pessimismo e che cercano di affrontare la vita con il minimo sforzo. Essi, inoltre, dinanzi a critiche e osservazioni altrui, rispondono allontanandosi dalla vita e senza, di fatto, far fronte ad i problemi che gli si pongono dinanzi.

Dunque, se questi ragazzi non hanno intorno a sé persone in grado di incoraggiarli e spronarli al collaudo, ma al contrario adulti che si sostituiscono a loro nell’affrontare i problemi, non saranno in grado di “vivere” e sarà stato commesso un grave errore nei loro confronti: tali stili di comportamento, infatti, possono favorire l’esordio di tratti nevrotici, connotati da una serie di sintomi che in adolescenza sono spesso quelli depressivi.

L’adolescenza, quindi, rappresenta un periodo in cui lo stile di vita formatosi durante l’infanzia tende a consolidarsi, e spesso sono proprio i bambini viziati o quelli trascurati ad andare incontro ad un maggior numero di fallimenti adolescenziali e ad un conseguente malessere psicologico.

Generalmente arrivano a forme depressive o adolescenti “viziati”, ovvero inseriti in famiglie che non lasciano spazio di libero movimento, o coloro i quali non si sentono né amati, né ammirati, frustrati da assenza di successi e dalle scarse attenzioni ricevute. In tali quadri una potenziale protesta pensabile per l’adolescente è lo sviluppo di una sintomatologia  depressiva: essa rappresenta una compensazione alla loro inferiorità, che va a condizionare lo stile di vita della Persona.

Di fronte al complesso di inferiorità l’adolescente (e non solo) può rispondere con un complesso di superiorità, ossia la convinzione di essere migliore degli altri, o l’assunzione di condotte da “vittima”, come se si fosse gli unici al mondo, non sentendosi capiti, rifugiandosi nella depressione per ottenere dei vantaggi (ad esempio l’essere amati).

Tale complesso di superiorità è, però, orientato sul versante inutile e antisociale della vita, indirizzando la propria esistenza verso mete fittizie, spesso perseguite a danno degli altri: compaiono stati d’animo quali la rabbia, la paura, la tristezza, il senso di colpa, l’indifferenza ovvero tutti sentimenti utilizzati dal ragazzo depresso al fine di superare il sentimento di inferiorità che lo assilla.
Queste complesse circostanze potrebbero richiedere la necessità di affidarsi ad uno specialista che aiuti a mettere ordine, a comprendere in modo più nitido aspetti disarmonici pregressi nello stile di vita del ragazzo e/o della famiglia; a comprendere cosa è cambiato a tal punto da aver scompaginato l’equilibrio della Persona, e disegnare scenari altri finalizzati ad un nuovo benessere.

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Scritto da

Dott.ssa Glorioso Valentina

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