La psicoterapia ha un tempo?

La psicoterapia ha un tempo?

"Dott.ssa quanto tempo ci vorrà?" spesso è la prima domanda che mi viene posta da chi bussa alla mia porta. Il tempo è sempre visto come un tiranno.

La risposta più vera, sincera e autentica che sento di dare è: "Non so quanto tempo sarà necessario", perché non è possibile prevederlo in anticipo. Il tempo psicologico risulta difficilmente quantificabile e tantomeno condivisibile. Non si ha mai a che fare con lo stesso caso e con la stessa situazione, anche se il sintomo è inquadrabile all'interno di uno specifico disturbo e di determinati giochi relazionali, ogni persona ha la sua storia, le sue modalità e le sue caratteristiche.

Ci sono molte variabili in gioco: l'età, le capacità introspettive, le resistenze al cambiamento, il grado di motivazione alla guarigione, la gravità di una determinata situazione sintomatologica (ad esempio ansia, fobie, depressione..), gli eventi esistenziali che possono intervenire nel corso della psicoterapia stessa.

È difficile prevedere quanto ognuno di questi fattori peserà. Il tempo ha a che fare con l'esperienza personale di ciascuno di noi.

La psicoterapia è innanzitutto prendersi del tempo per se stessi, un tempo di riflessione e di approfondimento su di sé.

Prendersi del tempo è un passo enorme da compiere.

• Esiste il tempo in cui la persona prende la decisione di chiedere aiuto. È già questo un tempo importante, perché è il momento in cui si riesce a prendere seriamente in considerazione un bisogno o un problema personale e si comprende di avere necessità di una persona specializzata per affrontarlo.
• Esiste il tempo della seduta. Il fatto di avere una quantità ben precisa di tempo a disposizione offre alla persona la responsabilità di come gestisce il tempo a sua disposizione e permette di focalizzarsi sul presente, pur parlando del proprio passato o del futuro, e al terapeuta di aiutarla a restare focalizzata.
• Esiste il tempo per la relazione terapeuta-paziente, perché si sviluppi e cresca. Si basa sui tempi individuali delle persone e sulla capacità di fidarsi dell'altro.
• Esiste il tempo della sospensione tra una seduta e l'altra della terapia, in cui si riflette e si mette in atto quanto emerso durante la seduta.
• Esiste il tempo del problema per capire di cosa si tratta, e se quel singolo problema è il problema o solo la punta di un iceberg. All'inizio si può arrivare lamentando un disagio, poi può accadere che, nel corso della terapia, le problematiche vengano ridefinite e, ad esempio, si può scoprire che l'ansia riguarda difficoltà relazionali con il proprio partner e quindi il lavoro si sposta su tale relazione.
• Esiste il tempo per il cambiamento, per potersi dare delle risposte, per reagire, per attingere a risorse che sono proprie e che magari non si conoscono, e per sperimentare altre strade.
• Esiste il tempo della separazione dal terapeuta, quando diventa chiaro oramai, per tutti, che il percorso fatto insieme è terminato.

Il tempo della psicoterapia è anche il tempo che una persona vive al di fuori, durante il quale pratica le sue relazioni e in cui comincia a portar fuori dalla terapia le sue riflessioni, quello che viene discusso e affrontato.

Il terapeuta propone una visione diversa delle cose, non di cambiarle, ad operare il vero cambiamento è sempre la persona. Il terapeuta non può forzare il cambiamento, ma solo accompagnarlo il più possibile.

Qual è il tempo che sei disposto a concedere a te stesso? Per prenderti cura di te?

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