La parte nascosta di ogni storia - Prospettiva sul Mito Familiare

Cos'è un Mito Familiare? In che modo la storia delle nostre origini e la lealtà ad essa ci bloccano in un'esistenza che talvolta non riconosciamo come nostra ma a cui non possiamo rinunciare?

4 NOV 2024 · Tempo di lettura: min.
La parte nascosta di ogni storia - Prospettiva sul Mito Familiare

La parte nascosta di ogni storia

I sistemi umani per come noi li concepiamo, a livello epistemologico quanto ontologico, vengono a crearsi dalla manifestazione della necessità che ogni individuo ha di esistere. Questa affermazione potrebbe essere applicata a tutti i sistemi, non solo a quelli umani, la differenza è solamente una presunzione di autopoiesi e di coscienza ed osservazione di sé, e di comunicazione di essa che è tutta nostra.

Alla fine il sistema è nell'occhio di chi guarda.

I sistemi prendono forme differenti, in genere quelli facili da vedere sono famiglie, ma possono essere altre cose, assumere le organizzazioni e le strutture più disparate, aggregarsi e disgregarsi. Possono diventare coppie, poliamori, squadre, culti, cosche, nazioni. Possono evolversi e differenziarsi anche mantenendosi famiglie. Possono essere più cose insieme a seconda del contesto in cui si trovano o di chi li descrive. Hanno un'omeostasi in continua necessaria trasformazione che permette relazioni interne ed esterne utili a garantirsi la sopravvivenza.

Quando non funzionano più a livello ontologico si estinguono, quando non hanno più una funzione a livello epistemologico vengono dimenticati.

La perdita di funzionamento o di funzione di solito prende le basi da una cristallizzazione della struttura interna in cui il sistema smette di trasformarsi ed obbedisce sempre di più all'imperativo di somigliare a se stesso.

Non sono le singole entità componenti il sistema ad avere rilevanza in questo meccanismo, quanto le interazioni che esse hanno tra loro e con l'esterno, gli incontri, le attribuzioni di significato, i ruoli assunti: sono le relazioni ad assumere carattere autopoietico e di verità, tali da essere concepite, nella forma che assumono, come uniche condizioni di esistenza degli individui stessi.

Quando la struttura di relazioni diventa insindacabile discorso dominante, unica narrazione possibile che preveda la sopravvivenza del sistema e dei suoi partecipanti, tende a fare in modo che i partecipanti stessi la mantengano e la costringano a sopravvivere.

Anche quando è già morta, anche quando la funzione originale per cui si è creata si è esaurita e si sono venuti a creare nuovi bisogni e nuove interazioni.

È emblematico in questo senso il mito familiare, tanto nella concettualizzazione per addetti ai lavori del gruppo di Milano, quanto nella rappresentazione antica della maledizione degli Atridi o contemporanea (a me che scrivo) del film Disney Encanto.

"Il mito è la parte nascosta d'ogni storia, la parte sotterranea, la zona non ancora esplorata perché ancora mancano le parole per arrivare fin là.", scrive Calvino (Le cosmicomiche 1963-1964). Nascosta e sotterranea ma non irrintracciabile, non impossibile da riesumare, da guardare, da osservare, da comprendere: le parole ancora mancano, ma un giorno potrebbero esserci, potrebbe essere una questione di tempo.

In sé il mito anche da sottoterra respira e alimenta quello che vive sopra, ha il potenziale creatore di narrazioni, storie e realtà, di esse stesse circolarmente si nutre e si arricchisce.

Il mito nasce per dare un senso, spiega i fenomeni naturali, l'esperienza trascendentale, il fondamento del sistema sociale; nasce da un accordo di interpretazioni e di spiegazioni, di modi che l'umanità ha di vivere e sentire un mondo al di fuori di sé, più grande, impossibile da afferrare nel suo complesso. La spiegazione si accresce delle necessità storiche della popolazione che lo pensa e lo racconta, la dialettica gli fa cambiare volto nel fenomeno e nella manifestazione ma il mito rimane a riempire il vuoto di senso, la sotterraneità, l'incomprensibile, il dolore dell'insopportabile rottura di un equilibrio, di un idillio.

A vari livelli del frattale che si riproduce uguale a se stesso nelle istanze umane questa è una rottura che intimamente una volontà cosciente di sé preferisce evitare, in nome della conservazione della propria identità: in superficie cambia colore, forma, stato di materia e tutto continua ad andare bene finché nel suo nucleo continua a cercare di conservare la propria composizione e diventa immobile, sorda, cieca, tetraplegica.

La necessità di conservazione di sé travestita da volontà e da hybris è proposta fondamentale nel pensiero clinico sistemico: l'anoressia e la schizofrenia sono le manifestazioni che permettono alle famiglie osservate e descritte dai fondatori del modello di Milano, di riconoscere la necessità del cambiamento e contemporaneamente di rifiutarlo.

Nel mondo dei viventi senza una rottura dell'equilibrio non c'è una storia, non c'è bisogno di evoluzione, non c'è esperienza, senza differenza non c'è informazione, senza fame non c'è impegno.

Bibliografia

− Bowen, M., Andolfi, M., & De Nichilo, M. (1979). Dalla famiglia all'individuo: la

differenziazione del sè nel sistema familiare. Astrolabio.

− Calvino, I. (2013). Le cosmicomiche. Edizioni Mondadori.

− Cecchin, G. (2004). Ci relazioniamo dunque siamo. Cecchin, G. (2004). Ci relazioniamo dunque siamo. Connessioni, rivista di consulenza e di ricerca sui sistemi umani, (15),, 57--61.61.

− Cecchin, G., Lane, G., & Ray, W. A. (1997).Cecchin, G., Lane, G., & Ray, W. A. (1997). Verità e pregiudizi: un approccio e pregiudizi: un approccio sistemico alla psicoterapia. Raffaello Cortina editore.sistemico alla psicoterapia. Raffaello Cortina editore.

− Cecchin, G., Lane, G., & Ray, W. A. (2003).Cecchin, G., Lane, G., & Ray, W. A. (2003). IrrivIrriverenza. Una strategia di erenza. Una strategia di sopravvivenza per i terapeutisopravvivenza per i terapeuti (Vol. 98). (Vol. 98). FrancoAngeli.FrancoAngeli.

− Selvini Palazzoli, M., Boscolo, L., Cecchin, G., & Prata, G. (1975). Paradosso e

controparadosso. Milano: Feltrinelli, 2.

− Selvini, P. M., Boscolo, L., Cecchin, G., & Prata, G. (2012). Ip otizzazione, circolarit

à , neutralit à : tre direttive per la conduzione della Terapia familiare,

(2012/

− Ugazio, V. (2012). Storie permesse storie proibite: polarit à semantiche familiari e

psicopatologie. Bollati Boringhieri.

− Von Foerster, H. (19 87). Sistemi che osservano, a cura di M. Ceruti e U. Telfener,

Roma, Astrolabio.

PUBBLICITÀ

Scritto da

Dottor Jacopo Monego

Lascia un commento

PUBBLICITÀ

ultimi articoli su psicoterapia

PUBBLICITÀ