Il mito della follia: L'importanza di andare dallo psicologo

Il seguente articolo nasce dal desiderio di rispondere al luogo comune che "solo chi è matto va dallo psicologo", sottolineando il ruolo della ragione e della follia nella salute mentale.

12 LUG 2024 · Tempo di lettura: min.
Il mito della follia: L'importanza di andare dallo psicologo

Ragione, Follia, Salute, Dolore, Tempo e Azione. Qual'è il filo che lega queste parole? La follia è solo qualcosa da schernire e denigrare o ha un ruolo nella nostra salute mentale? La decisione di scrivere questo articolo è nata dal fatto di sentire spesso che: "Solo chi è matto va dallo psicologo"

Solo i “pazzi” vanno dallo psicologo?

La risposta che verrebbe da dare secondo il senso comune a questa frase è ovviamente "no", mica bisogna per forza avere una grave psicopatologia per aver bisogno di uno psicologo. Tuttavia sento sia più opportuno rispondere a questa questione con un "si". Onestamente parlando, tutti siamo un po' matti, chi più chi meno. A tal proposito, sulla follia, una volta è stato detto:

"La follia è una condizione umana. In noi la follia esiste ed è presente come la ragione. Il problema è che la società, per dirsi civile, dovrebbe accettare la ragione quanto la follia"

Franco Basaglia

Non esiste chi è folle e chi non lo è. Esistono solo persone che lo sono più o meno rispetto a noi. Le condizioni psicologiche (follia, depressione, mania, paranoia ecc.) non sono da considerarsi come un "tutto o niente", non sono come un virus o un tumore o una malformazione genetica che o ce li hai o non ce li hai.

Anche se a gradi di intensità diversi tutti siamo un po' depressi, un po' narcisisti, un po' borderline, un po' paranoici, un po' ipocondriaci e così via. In fondo chi non ha mai affrontato giornate in cui si è sentito "un po' depresso"? Chi non ha mai voluto spaccare qualcosa in un momento di rabbia? Chi non ha qualche fobia particolare? Tutto questo ci rende dei matti? No, ci rende semplicemente umani. In noi c'è tanto il bello quanto il brutto, tanto la ragione quanto la follia, è un fatto da accettare.

L'Ambiguità Della Follia 

La follia non ha mai goduto di una grande popolarità nel corso della storia. È sempre stata considerata quasi solo da un punto di vista denigratorio, ma è giusto che si riconosca alla follia la sua dignità e utilità. Forse questo passaggio potrebbe essere più facile a dirsi che a farsi. Pure se si volesse partire dal suo significato, lo stesso concetto di "follia" non tanto aiuta a capire meglio di cosa si tratti in quanto è spesso ambiguo e mutevole. Se consideriamo anche quanti sinonimi ci sono (pazzo, insano, matto, stolto, strano ecc.) le idee si fanno ancora più confuse. Per fare un po' di luce si può provare a partire dall'origine della parola "follia". L'etimologia è la seguente:

Folle→ dal latino Follis (vuoto, soffietto, pallone pieno d'aria) o dal verbo latino Follere (muoversi di qua è di là).

Ma che c'entrano il vuoto e l'aria con questo discorso? Ai tempi degli antichi romani la testa del folle veniva considerata come vuota di senno e ripiena di aria, ovvero piena di qualcosa di leggero che rende la persona spensierata e libera come un palloncino che fluttua nel vento. Tuttavia anche l'etimologia del termine non aiuta a dare una definizione completa dell'argomento. O meglio ci dice quale era per il suo significato per gli antichi romani, ma da allora è passato un bel po' di tempo ormai. La follia, più che avere una definizione statica, muta nel tempo a seconda delle società. È l'epoca storica a definire cos'è la follia.

Ad esempio, per gli antichi romani, giusto per restare in tema, era normale leggere il futuro nelle interiora di animali. Oggi nella nostra cultura questo sarebbe considerato da pazzi. Di contro, nella società attuale è considerato giusto che tutti abbiano diritto al voto, ma nell'antica Roma imperiale pensare questo sarebbe stato assurdo. Questo cambiare nel tempo e a seconda della società complica un po' le cose facendo diventare il concetto di follia sfuggente. Comunque una costante c'è, ed è che la follia rappresenta un particolare modo di essere al mondo. Questa particolarità si presenta in forme e gradi diversi in tutti noi. Ognuno è particolare a modo suo, ed è questo a rendere unici in quanto individui.

Salute Ed Equilibrio 

Riconoscere la dignità e l'importanza della follia significa riconoscerle il suo contributo al nostro benessere psicologico. Si potrebbe considerare la salute mentale come un gioco di equilibri. Immaginiamo che la nostra mente sia come una bilancia, su un piatto c'è la ragione e sull'altro la follia. Finché ci sono entrambe la bilancia resta in piedi. Se viene meno una delle parti la bilancia si rompe e cade su un lato. Tolta la follia precipitiamo in un eccesso di razionalità dove c'è solo una fredda logica che non lascia spazio alla spensieratezza e la fantasia.

Tolta la ragione invece si finisce preda di un turbinio di pazzia che ci priva del contatto con la realtà. Alcune volte si riesce da soli a ricostruire una propria stabilità. Purtroppo in altri casi invece la situazione è così grande che non ce la si fa solo con le proprie forze. Fortunatamente la psicologia serve proprio a questo, ad aiutarci laddove non ci si riesce da soli a ritrovare un equilibrio. Va chiarito che avere bisogno d'aiuto non vuol dire essere deboli o inferiori, è anzi un atto di coraggio che solo una persona consapevole dei suoi limiti e con la voglia di riscatto può fare. Tuttavia la convinzione che "solo i matti vanno dallo psicologo" è in troppi casi così radicata e denigratoria che chi che avrebbe davvero bisogno non chiede aiuto per paura di essere etichettato come "matto".

Dalla Vergogna Al Dolore 

"Si sta nel disagio come a sentirsi gli unici tondi in un mondo quadrato" Non è mai facile andare in terapia, anche il solo pensiero può mettere a disagio. Del resto è normale, ci si trova a parlare di questioni personali e delicate con una persona che si conosce appena, seppure si tratti di un professionista della salute mentale.

Questo disagio non è sempre da solo. Ad accompagnarlo c'è spesso un senso di vergogna, come se il fatto di andare in terapia quasi fosse un segreto che se rivelato ci sminuirebbe allo sguardo altrui facendoci sentire inferiori. È questa vergogna che dà al dolore una vita così lunga. La vergogna conduce al disagio, il disagio alla paura, la paura all'inerzia, ed è nell'inerzia che il dolore cresce.

Dalla Vergogna Al Dolore 

Soffrire Non È Una Gara 

Perché si dovrebbe provare vergogna ad andare da uno psicologo? Chi lo ha detto? Perché dovremmo arrenderci ai mali che abbiamo per paura di essere mal giudicati, quando reagendo potremmo porre loro fine? Troppo spesso ho visto e sentito di persone arrivare in terapia ormai sfiniti e quasi completamente fagocitati da un malessere a cui ad oggi ancora non gli si riconosce la giusta importanza. È come se ci fosse una gerarchia non scritta in cui il dolore psicologico sta sempre sotto per importanza al dolore fisico. Non arrendersi ad una malattia fisica e lottare contro di essa è una cosa che merita ammirazione. Tuttavia perché questo rispetto non può essere riconosciuto anche a chi affronta un malessere psicologico? Perché invece viene spesso denigratoriamente etichettato come malato mentale? Ci sono certamente situazioni più gravi di altre, ma non è una gara a chi sta peggio. Il dolore, qualunque sia la sua manifestazione, va trattato con serietà e chi non vi si arrende va rispettato.

Quello alla cura e al sostegno è un diritto da cui nessuno dovrebbe sentirsi escluso solo perché c'è chi sta peggio di lui.

Il Tempo Non Cura Niente

Come già detto il dolore va rispettato e curarsi è un diritto. Ma perché è così importante che tutti si sentano liberi di poter chiedere aiuto? Perché è così importante prendere una posizione verso il proprio dolore? Magari con il tempo passa tutto da sé. Tanto, come si dice spesso, il tempo guarisce ogni ferita. Quest'ultima frase tuttavia è tanto falsa quanto dannosa. È necessario fissare un punto importante:

"Il tempo non cura niente" È la nostra capacità di reagire che ci fa guarire. Se ci facciamo un taglio, non è il tempo che lo rimargina, ma è il nostro corpo che si attiva per rimarginare la ferita. Se si prende l'influenza non è il tempo a guarirci, ma è l'attivazione del nostro sistema immunitario che sconfigge il virus. Se si vive un grave lutto, non è il tempo che ce lo fa dimenticare, ma è la nostra volontà di riprendere in mano la nostra vita che ci fa accettare la perdita. Se il nostro umore è depresso, non è il tempo che lo ristabilizza, ma la nostra capacità di non restare immobili nel dolore. Certamente serve del tempo per stare meglio e permettere alla cura di fare effetto, ma non è il tempo che ci guarisce. È l'agire che ci aiuta, anzi il re-agire. Senza una presa di posizione si resta ad affogare nel dolore. Reagire significa proprio questo:

dal latino Re- (contro) Agere (agire) → Agire contro, opporre un'azione contraria

In questo caso, agire contro il dolore, opporsi ad esso.

Andare in terapia non è una sconfitta o una ammissione di inferiorità. È l'inizio di una lotta, una presa di posizione che richiede coraggio. Il dolore non è solo un semplice star male, ma un'opportunità di crescita. È attraverso di esso che possiamo conoscerci meglio nei nostri limiti e punti di forza. Non si è folli perché si va in terapia. Si è folli perché è una condizione innata in noi e indispensabile per il nostro benessere psicologico. Una condizione che, insieme alla ragione, è solo l'altra faccia di una stessa medaglia. Tutti siamo un po' folli, che lo si voglia accettare o no.

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Scritto da

Dottor Massimo Morgione

Bibliografia

  • Becker, P. L. (1965). Review of Myths of madness [Review of the book Myths of madness, by D. D. Jackson]. American Journal of Orthopsychiatry, 35(4), 807–808. https://doi.org/10.1037/h0097079
  • Kelly BD, Bracken P, Cavendish H, Crumlish N, MacSuibhne S, Szasz T, Thornton T. The Myth of Mental Illness: 50 years after publication: What does it mean today? Ir J Psychol Med. 2010 Mar;27(1):35-43. doi: 10.1017/S0790966700000902. PMID: 30282293.

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