Psichedelia e psicoterapia: un possibile binomio vincente nella terapia psichedelica?
Il termine psichedelico si riferisce all'alterazione della coscienza, e si tratta di un neologismo che combina le parole greche che indicano rispettivamente l'anima e il verbo manifestare.
Con l'inizio del nuovo millennio si è riacceso l'interesse nei confronti delle sostanze psichedeliche e del loro uso in psichiatria, e con esso sono ricominciati anche gli studi clinici, controllati in doppio cieco e randomizzati, che erano stati interrotti nei primi anni '70 a causa della messa al bando di queste stesse sostanze.
Terapia psichedelica: gli psichedelici possono essere usati per il trattamento?
Il termine psichedelico si riferisce all'alterazione della coscienza conseguente all'uso, e si tratta di un neologismo che combina le parole greche che indicano rispettivamente l'anima e il verbo manifestare, coniato nel 1956 dallo psichiatra Humphry Osmond.
Queste sostanze sono tendenzialmente agoniste di un sottotipo di recettori della serotonina, un neurotrasmettitore che controlla funzioni importanti, come il tono dell'umore, il ritmo sonno-veglia e i comportamenti sia sessuali che alimentari. La più utilizzata in questi nuovi studi clinici è la psilocibina, una molecola psichedelica presente in alcuni funghi allucinogeni sudamericani, che ha mostrato importanti proprietà terapeutiche specialmente nel trattamento delle dipendenze, del dolore cronico e dei disturbi d'ansia, di tipo depressivo e da stress post-traumatico.
Un'altra sostanza molto utilizzata, conosciuta e potente è l'acido lisergico, principio attivo dell'LSD, sperimentato già in passato come coadiuvante per la psicoterapia, in particolare in presenza di ansia, depressione, disturbi ossessivi, dolore cronico e nella cura della cefalea a grappolo. Ultimamente ci si è concentrati sul suo utilizzo per alleviare l'ansia da fine vita dei malati terminali e contro la depressione e le dipendenze da tabacco, alcol e oppioidi. Si sta sperimentando la somministrazione anche in soggetti sani, portando a un'attitudine maggiormente positiva, maggiore socievolezza e senso di benessere.
Gli effetti collaterali, ma auto-risolventisi, più comuni dati dall'utilizzo di queste sostanze, che sono considerate estremamente sicure a livello fisiologico dagli esperti, possono essere l'aumento della frequenza cardiaca e della pressione sanguigna, ansia transitoria, mal di testa, nausea e vomito. Incidenti possono verificarsi se le sostanze vengono assunte in contesti non controllati e pericolosi, e per questo in ambito terapeutico si presta molta attenzione al setting, con un ambiente di supporto e una psicoterapia di accompagnamento.
Ricerca sugli psichedelici in terapia
La ricerca sugli psichedelici, per quanto promettente, è ancora in fase embrionale. Gli esperimenti condotti finora sono stati di piccole dimensioni e, sebbene i risultati come quelli dell'Imperial suggeriscano che alcune di queste sostanze potrebbero essere utili, gli studi non supportano nessuna teoria secondo cui sarebbero in grado di curare i disturbi mentali. Non vi sono evidenze di sviluppo di dipendenze a causa delle sostanze che stiamo prendendo in considerazione.
L'idea di base è che le sostanze psichedeliche possano offrire esperienze trasformative da utilizzare in un processo terapeutico che preveda preparazione, assunzione supervisionata e integrazione dell'esperienza psichedelica. La psilocibina ha un effetto di durata inferiore rispetto all'acido lisergico, produce meno ansia ed effetti collaterali fisiologici più lievi, e viene quindi preferito il suo utilizzo nella ricerca.In conclusione, visti i risultati promettenti, si spera che lo studio e la ricerca sull'uso di queste sostanze possa andare avanti senza le pastoie politiche e culturali degli ultimi decenni che hanno portato a una forte stigmatizzazione.
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