Una psicoterapeuta allo specchio
Un'interessante riflessione della Dott.ssa Annalisa Orsenigo.
È così che mi piace intitolare questo scritto, che cercherò di rendere leggero e snello. Lo scopo è segnare il mio ritorno a scrivere, come persona e come psicoterapeuta.
Quest'articolo segna il mio ritorno a scrivere su argomenti nuovi che possano incentivare il lettore a porre e porsi domande, magari trovando anche qualche risposta. Scrivere rappresenta, per me, un momento in cui immagino il lettore che scorre le righe e si aspetta che io abbia qualcosa da dire su qualcosa che però non sia solo il panico, la depressione o i travagli familiari.
Sono stata in silenzio quasi un anno. Un anno sabbatico? Forse, perché no, ma è stata una discesa alla ricerca della mia Anima per "lasciarle spazio e possibilità di parlarmi". Scrivere risponde, per me, a un momento di piacere e di gioia, un momento in cui offrire a chi legge qualcosa che possa essergli utile e, perché no, anche un poco nutriente.
Data che la personale "spinta propulsiva" era andata affievolendosi, insieme ad un certo disinteresse e una certa noia, ho ritenuto "saggio" fermarmi. Fermarmi per vedere cosa sarebbe accaduto.
Mi diveniva sempre più chiaro che gli articoli precedenti, densi, prolungati nel tempo - oltre due anni! - avevano concluso il loro iter, e il mio interesse pur nell'ambito psicologico mi orientava a dar voce ad "argomenti della realtà quotidiana". La difficoltà del vivere, la perdita delle aspettative, le precarietà da quella materiale a quella umana, per arrivare fino ai nuovi quadri familiari: coppie bisex, omosessuali, lesbiche, nuove e diverse filiazioni.
Scenari nuovi, specie nel nostro Paese, ma che non si possono ignorare e molto altro, specie se si volge lo sguardo in avanti e pare "svanire la speranza, la fiducia nella vita" per lasciare calare le ombre. Durante quest'anno sabbatico il silenzio e l'osservazione della realtà quotidiana in cui tutti ci troviamo calati, nostro malgrado, hanno risvegliato in me interesse e curiosità per altri aspetti psicologici e sociali, apportando quell'energia e quelle motivazioni che ritengo due molle fondamentali per poter riprendere a scrivere.
La fertilità delle immagini e la fluidezza delle parole hanno risvegliato "l'assopita creatività". Scrivere di argomenti già trattati da me come dai Colleghi, pur incuriosendo sempre il "lettore" che anela a trovare maggiori informazioni e quindi risposte o pseudo tali, in questo momento mi appare come un ramo secco.
L'ansia, il panico, la depressione, le crisi adolescenziali, i disturbi dell'apprendimento, le conflittualità familiari: sono realtà innegabili e anche molto trattate. Ma senza anima, senza passione, senza curiosità, non sento di riuscire a trasmettere a chi legge qualcosa in più che delle semplici informazioni.
Mi sono lasciata guidare dall'istinto concedendomi una sosta, guardandomi intorno, percependo anche la pesantezza collettiva dei mesi dell'anno passato e dei primi di quello in corso. "Tutti camminiamo su un invisibile filo" come fossimo degli equilibristi inesperti ma dobbiamo procedere, ognuno con il suo compito.
Ora sento di essere approdata su un "diverso litorale", che lambirà il bagnasciuga della vita, del lavoro e della formazione. Prestare ascolto alla voce dell'Anima, a quell'intimo sentire che va "oltre" le emozioni, i sentimenti, le percezioni, il vibrare della pelle, che è parte potenziale o esplicita di ciascuno, ma poiché "impalpabile", talvolta "volatile", non sempre riusciamo ad entrarne in contatto, senza fatica.
Se ascoltata, in quanto forza pulsante, Ella ci conduce "là dove abbiamo bisogno di andare" per poter di nuovo partire. Questo è ciò che mi è accaduto e ho vissuto, ma molto prima di me e di tante altre persone come me, Gandhi, ha sintetizzato questa trasformazione, con semplici parole:
«nella mia vita si sono avverate tante cose per le quali nutrivo un intenso desiderio, ma che non avrei mai potuto realizzare con le mie sole forze».
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