Convincere una persona a farsi vedere da uno psicologo #2

Inviata da eva · 1 giu 2012 Terapia di coppia

Salve, il mio ragazzo ha gravi problemi psicologici da quando ha l'età di 25 anni circa, adesso ne ha 30.
Non ne ha mai parlato con nessuno finché non ha conosciuto me alcuni mesi fa. Sono davvero impaurita perché in alcuni giorni è gravemente depresso ai limiti del sopportabile e con forti attacchi di panico. Non riesce a stare in mezzo alla gente (anche se a vederlo sembra naturale e molto più socievole della maggior parte delle persone) e problema maggiore è che vede il suo riflesso (negli specchi e nei vetri in genere) con un viso invecchiato e rigato, perciò evita sempre di guardarsi.
Non vuole parlarne con nessuno, conscio del fatto che siano grandi e gravi problemi che potrebbero impaurire le persone attorno a lui.
A vederlo sembra una persona normalissima, a suo agio in ogni situazione. Sua madre era un'alcolizzata e ha perso un figlio prima che lui nascesse. Lui crede che queste cose l'hanno influenzato e portato ad essere un tipo ansioso.
Ho bisogno di aiutarlo, lui è di Londra e non saprei che consigliare visto che non vuole farsi vedere. Cosa posso fare?
Mi dispiace se mi sono dilungata ma le cose che mi preoccupano sono molte e sono davvero disperata nel trovare una soluzione.
Vi ringrazio, davvero.

E.

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Miglior risposta 24 OTT 2016

Gentilissima,
la sua richiesta risale ad anni fa e mi auguro ci sia stata un'evoluzione positiva della situazione descritta.
"Convincere una persona a farsi vedere da uno psicologo" è un quesito che sempre più spesso giunge all'attenzione degli specialisti.
Difficile dare una risposta esaustiva ma di seguito qualche input:
- è possibile rivolgersi in prima persona da un professionista per valutare la situazione e decidere insieme come muoversi;
- essere disponibili al dialogo e far sentire la propria presenza: la mano è tesa ma deve essere l'altra persona a prenderla;
- pensare anche a se stessi e alla propria vita; se la situazione di impotenza genera un malessere personale può essere utile chiedere un aiuto professionale per sè.

Un saluto.

Dott.ssa Annalisa De Filippo
Psicologa Psicoterapeuta

Dott.ssa Annalisa De Filippo Psicologo a Sesto San Giovanni

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7 GIU 2012

con una risposta a distanza come qui viene chiesta è difficile trovare spunti interessanti per convincere il figlio a farsi valutare da un bravo (è qui è importante che sia davvero bravo!) psicologo, magari psicoterapeuta!
Una consulenza personale presso il professionista della zona (non necessariamente chi ha lo studio in un capoluogo di regione) sen'altro l'aiuterà a far qualcosa, una volta tornata a casa, per portare il figlio a farsi valutare (prima ancora che curare!): infatti compito dello psicoterapeuta è anche quello di studiare le possibili strategie comportamentali e anche cognitive per riuscire a portare aalla sua attenzione clinica persone che potrebbero avere una seria psicopatologia, prima che sia troppo tardi. Le strategie di intervento vanno studiate e provate assieme alla persona interessata verificandone poi l'efficacia pratica nel proprio ambiente domestico. Trattasi di una consulenza di alcune sedute con obiettivo di riuscire a portare il proprio congiunto all'attenzione clinica dello psicoterapeuta. Ciò infatti rientra tra le abilità di uno psicoterapeuta che opera non con il paziente ma con i congiunti del paziente prima di operare con il paziente stesso. Non si tratta dunque di consigli, ma di un vero e proprio percorso di consulenza ad obiettivo, ovviamente verificabile in breve tempo.
dr Paolo Zucconi, psicoterapeua comportamentale a Udine

Dr. Paolo G. Zucconi (sessuologia clinica & Psicoterapia) Psicologo a Udine

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4 GIU 2012

Salve, di nuovo, a tutti.
Grazie per le numerose risposte e consigli.
Volevo dire che volendo essere sintetica ho dovuto tralasciare alcuni dettagli:
innanzitutto credo sia normale che anche per me sia motivo di preoccupazione (chi non lo sarebbe), sopratutto lo sono sapendo quante difficoltà trova in ambito lavorativo e sociale dovendosi scontrare tutti i giorni con persone e poi perché immagino quello che possa provare.

Il motivo per cui credo non debba lasciarlo "così com'è" (mi riferisco ad una risposta per la quale si diceva perché volessi che lui debba cambiare) è perché LUI non si trova naturalmente bene a convivere con questa cosa, non perché IO debba "sopportare" ciò.
Posso assicurare che è una persona meravigliosa, piena di stimoli, dalla quale ricevo ogni sorta di affetto, attenzione e soprattutto amore.
Ed è proprio per questo che oltre al forte bisogno di dargli indietro quello che mi da capisco che vuole essere aiutato. Lo sto già facendo ascoltandolo e so che quando siamo insieme molti dei suoi "problemi" si affievoliscono.

Ripeto che se voglio aiutarlo è perché voglio continuare questa relazione e guardando avanti so che risolvendo da adesso, o almeno iniziando a risolvere, questi disagi, sarà più facile per lui andare avanti e di seguito lo sarà anche per me, vedendolo più sicuro nella vita di tutti i giorni.

Non capisco davvero perché non dovrei "cambiarlo" (dottor Sartini, la ringrazio comunque per avermi fatto precisare questa cosa che poteva essere motivo di dubbi per altri). E più che "cambiarlo" direi che ho intenzione di farlo aprire più possibile di fronte alle tante possibilità di vita che così gli vengono, purtroppo, precluse.

Sicuramente proverò, come mi è stato consigliato, a chiedergli di provare almeno per una volta un professionista.

Vi ringrazio davvero,
Eva

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4 GIU 2012

Salve, di nuovo, a tutti.
Grazie per le numerose risposte e consigli.
Volevo dire che volendo essere sintetica ho dovuto tralasciare alcuni dettagli:
innanzitutto credo sia normale che anche per me sia motivo di preoccupazione (chi non lo sarebbe), sopratutto lo sono sapendo quante difficoltà trova in ambito lavorativo e sociale dovendosi scontrare tutti i giorni con persone e poi perché immagino quello che possa provare.

Il motivo per cui credo non debba lasciarlo "così com'è" (mi riferisco ad una risposta per la quale si diceva perché volessi che lui debba cambiare) è perché LUI non si trova naturalmente bene a convivere con questa cosa, non perché IO debba "sopportare" ciò.
Posso assicurare che è una persona meravigliosa, piena di stimoli, dalla quale ricevo ogni sorta di affetto, attenzione e soprattutto amore.
Ed è proprio per questo che oltre al forte bisogno di dargli indietro quello che mi da capisco che vuole essere aiutato. Lo sto già facendo ascoltandolo e so che quando siamo insieme molti dei suoi "problemi" si affievoliscono.

Ripeto che se voglio aiutarlo è perché voglio continuare questa relazione e guardando avanti so che risolvendo da adesso, o almeno iniziando a risolvere, questi disagi, sarà più facile per lui andare avanti e di seguito lo sarà anche per me, vedendolo più sicuro nella vita di tutti i giorni.

Non capisco davvero perché non dovrei "cambiarlo", dottor Sartini, la ringrazio comunque per avermi fatto precisare questa cosa che poteva essere motivo di dubbi per altri. E più che "cambiarlo" direi che ho intenzione di farlo aprire più possibile di fronte alle tante possibilità di vita che così gli vengono, purtroppo, precluse.

Sicuramente proverò a chiedergli se, anche solo per una volta, vuole incontrare un professionista.

Vi ringrazio ancora, davvero.

Eva

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4 GIU 2012

E se tu gli proponessi un coach invece di un terapeuta?
Se rifiuta l'aiuto di un medico forse non si considera malato...
Quello che noi crediamo è importante, così importante che possiamo rendere efficace o vano anche l'effetto di una medicina.
Il professionista che sfrutta le nostre credenze e capacità mentali è il coach, l'allenatore mentale personale... Il coach è colui che riesce a farti guardare dentro di te ed attorno a te per trovare le risorse di cui hai bisogno ed iniziare a cambiare le cose.
Proponigli un incontro gratuito per comprendere se avere un allenatore alleato professionista, può servire. Sono a tua disposizione a
https://www.guidapsicologi.it/psicologi-armonia-dinamica-vpsicologi-119895.html

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4 GIU 2012

Salve Eva,
concordo anche io con chi le ha già detto che, per iniziare un percorso di questo tipo, molto dispendioso soprattutto in termini di tempo e di energia, sia necessario essere certi e motivati sul volerlo davvero intraprendere.
Il fatto che il suo ragazzo non abbia, almeno al momento, questa intenzione ci dice che forse non è ancora pronto a conoscere le motivazioni del suo disagio e che la paura di cui lui parla, di spaventare gli altri con i suoi problemi, non riflette altro che la paura che lui stesso prova di fronte a questo suo malessere.
Portarlo da uno psicologo, senza che lui sia interessato ad iniziare un percorso, sarebbe un pò come farsi fare la ricetta per un farmaco non avendo intenzione di prenderlo; tuttavia, può continuare a dargli questo suggerimento, spiegandogli, magari, che nessun specialista rimarrà spaventato o scandalizzato dal suo tipo di problema che assolutamente non lo rende nè pazzo nè malato, ma semplicemente una persona che si trova un momento di crisi che può essere affrontata insieme.
Le faccio un grande "in bocca al lupo".
I miei migliori saluti,
Dott.ssa Ilaria Visconti.

Anonimo-125947 Psicologo a Firenze

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4 GIU 2012

Buongiorno Eva,
a volte i disagi psicologi portano dei benefici secondari (come avere un alibi per non mettersi in gioco, ricevere le attenzioni degli altri, ...) per questo spesso le persone non cercano di cambiare. Stia attenta a non rientrare in questo gioco nella relazione che ha instaurato con il suo ragazzo e inizi a chiedersi perchè ha scelto una persona così, so che non conosceva i suoi disturbi prima, ma, mi creda, non si scelgono le persone a caso, il nostro intuito è molto più fine di quanto si creda. Solo essendo consapevole di se stessa potrà aiutare il suo fidanzato ed evitare di cadere in una relazione disfunzionale.
Cordiali saluti
Dr.ssa Federica Parri

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4 GIU 2012

Gentile Eva, da ciò che lei racconta sembra si trovi in una situazione dalla quale sarà difficile uscirne da sola, cioè se è pur vero che il suo ragazzo ha enorme bisogno di aiuto, tenga presente che sarebbe il caso di fare attenzione alla situazione in cui lei si trova, poichè questa sofferenza del suo fidanzato la avvolgerà gravemente e senza che lei se ne renda conto, portando lei a molteplici sofferenze, per cui sarebbe il caso che lei facesse comprendere al suo ragazzo che se è pur vero che la gente potrebbe avere paura di lui se solo raccontasse i suoi disturbi, è pur vero che esistono delle figure professionali, cioè gli psicologi, che potrebbero semplicemente aiutarlo ad affrontare tali sofferenze e cercare così di vivere al meglio possibile, senza avere paura di esternare ciò che prova.
Le faccio i miei migliori auguri!

Dott.ssa Angela Virone Psicologo a Agrigento

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4 GIU 2012

Salve Eva, da quello che scrive si evidenzia il suo sconcerto e soprattutto la sua preoccupazione per questo ragazzo che vorrebbe aiutare ma non sa come.
Non è possibile convincere qualcuno ad intraprendere un percorso; è possibile suggerirlo, esternargli la propria preoccupazione, ma non può andare oltre. Una cosa molto positiva è che lui si renda conto che si tratta di problemi che vanno affrontati con un aiuto, anche se non ha ancora la forza di farlo. Fare un percorso è doloroso, significa riaprire vecchie ferite che possono fare molto male, e bisogna essere pronti a farlo. Può darsi che il suo ragazzo, quando sentirà che non ce la farà più da solo decida autonomamente di andare.
La cosa importante per lei è che sia molto chiara con se stessa e con lui che non è un tipo di aiuto che può avere da lei, ma che deve cercare altrove.
Dr.ssa Alfonsina Pica, psicologa e psicoterapeuta

Dott.ssa Alfonsina Pica Psicologo a San Miniato

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4 GIU 2012

Gentile Eva, ho trovato utile nella mia esperienza professionale poter dire ai maschi titubanti quanto segue:" Andiamo a un professionista di cui mi hanno parlato bene; se ti troverai a tuo agio potrai continuare, altrimenti sarà per una sola volta". Questo dolce e soft suggerimento lascia sempre una porta aperta alla decisione e scelta del ragazzo ed è l'inizio per poter affrontare una situazione che si subisce e che si teme. Nella nostra cultura gli uomini, più che le donne, fanno fatica a parlare dei propri problemi con gli psicoterapeuti; ma una volta iniziato il percorso si lasciano aiutare. E' ovvio che il terapeuta che Lei gli proporrà deve essere accogliente e competente nel settore della problematica del ragazzo. Cordiali saluti

Dr. Di Carlo Stefano Psicologo a Verona

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4 GIU 2012

Salve Eva...
La situazione che ci descrive è una situazione molto difficile da affrontare non solo per il suo compagno, ma anche per lei stessa. Non è facile stare accanto a chi ha sofferenze tanto grandi da non riuscire quasi a parlarne. Probabilmente il suo ragazzo avrebbe necessità di intraprendere un percorso psicologico, ma deve volerlo fare. Deve essere lui a sentirla come un'alternativa possibile in questo momento così doloroso e complesso della sua vita. Lei lo sta già aiutando standogli accanto, preoccupandosi per lui e cercando "soluzioni" che lo aiutino a stare meglio. Non si chieda di più Eva. Non può davvero, ora, fare di più. Concludo permettendomi di suggerirle, qualora la situazione diventasse troppo dolorosa anche per lei, di dedicarsi uno "spazio" di accoglimento psicologico, dove potersi prendere cura anche di se stessa.
La saluto cordialmente.
Dott.ssa Stefania Corda - Cagliari

Dott.ssa Stefania Corda Psicologo a Cagliari

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1 GIU 2012

Cara Eva,
scrive che il suo ragazzo non vuole parlarne con nessuno temendo di impaurire le persone per la gravità della situazione; questo ci dice che è in qualche modo consapevole del problema e lui stesso preoccupato. Cerchi di fare leva su questo, gli dica che anche lei è preoccupata, ragionate insieme sulle possibili e probabili ripercussioni e condizionamenti della vita anche a lungo termine.Detto questo, è chiaro che la motivazione non si può "convincere" ma è anche vero che, seppur titubante, il suo ragazzo riuscisse a fidarsi di uno specialista, di uno psicoterapeuta, sarebbe già un enorme passo avanti e sulla motivazione al cambiamento potrebbero lavorare insieme. Inoltre una persona competente di certo non sarà impaurita dalla problematica e lui potrebbe sentirsi finalmente libero di raccontarsi senza timore di essere giudicato. Cordiali saluti. Dott.ssa Francesca Zoppi

Dott.ssa Francesca Zoppi Psicologa Psicoterapeuta Psicologo a Verona

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1 GIU 2012

Gentile Eva,
per intraprendere un proficuo percorso psicoterapeutico è necessario che ci sia la motivazione della persona che vive una determinata situazione problematica: se questa motivazione non c'è, avrebbe poco senso imporre dall'esterno un percorso impegnativo e delicato come questo. Certo, lei può provare ad insistere affinché il suo ragazzo possa convincersi ad iniziare una psicoterapia e provare a cambiare; ma che tipo di rapporto è quello nel quale io voglio che l'altra persona cambi? Perché deve cambiare? Non va bene come è adesso? Se non va bene perché continua a portare avanti questo rapporto, peraltro nemmeno tanto lungo se, come scrive, vi siete conosciuti "alcuni mesi fa"?
Cordiali saluti.

Dott. Lorenzo Sartini Psicologo a Bologna

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1 GIU 2012

Buongiorno gentile Eva,
da ciò che ha scritto emerge, a mio avviso, sopratutto il suo sconcerto per essersi trovata in una situazione relazionale che la stupisce, come se i racconti della vita del suo ragazzo fossero per lei motivo di grande agitazione. Tenga presente che se per il suo ragazzo i motivi che riporta come cause del suo disagio esistenziale fossero quelli che ha descritto, non è dall'età di 25 anni che li ha... Ma da molto prima... Per di più essendo adulto deve decidere da solo se richiedere aiuto o no. Lei può solo comunicare a lui che ritiene che lui ha bisogno di aiuto. Cerchi di non farsi coinvolgere in un tipo di rapporto da "crocerossina". Quello non è amore... Se si sente in difficoltà, richieda una Consulenza Psicologica per se stessa che l'aiuterà a dipanare dubbi e paure.
Cordialmente
Dr.ssa Anna Mostacci Psicologa Psicoterapeuta

Dr.ssa Anna Mostacci Psicologa Psicoterapeuta Psicologo a Roma

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1 GIU 2012

Cara Eva, non credo si possa convincere una persona ad iniziare un percorso terapeutico, ritengo, inoltre, che il primo passo verso la guarigione sia proprio quello di chiedere aiuto, ma il suo ragazzo non sembra ancora pronto a farlo, non ritenendo forse ancora invalidante il suo problema. Quello che può fare credo sia quello di esternare a lu a sua grande preoccupazione e magari fare leggere a lui qualche risposta data da noi professionisti. In bocca al lupo.

Dott.ssa Cecilia Cimetti Psicologo a Verona

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