Attacchi di panico: come curarli
Chi soffre di attacchi di panico ha il terrore di morire o di avere un infarto. La paura porta ad evitare alcune situazioni e ad isolarsi.
Disturbi da attacchi di panico: diversi studi epidemiologici concordano nell'attestare la prevalenza di attacchi di panico tra 1.5 e il 3.5 %; si presentano più nelle donne che negli uomini. I sintomi più invalidanti sono: iperventilazione, tachicardia, pressione al petto, abbassamento della vista, tremori alle gambe, senso di sbandamento e capogiri. Chi soffre d'ansia percepisce una paura intensa di fronte a luoghi, persone o cose che normalmente non rappresentano nessun pericolo. La paura appare sotto forma di timori di morte e impazzimento, ma cela, in verità, il terrore di perdere il controllo. Le reazioni del corpo e il rimuginio della mente fanno sì che la persona con attacchi di panico sposti l'attenzione sui potenziali pericoli dando inizio ad un progressivo evitamento e ritiro sociale con conseguente riduzione della qualità della vita.
I fase:
- valutazione dei sintomi e dei comportamenti di protezione ed evitamento, somministrazione di scale di valutazione dell'ansia;
- psicoeducazione: spiegazione della teoria neurofisiologica polivagale, ricostruzione e condivisione del modo in cui il disturbo si è organizzato e mantenuto nel tempo.
II fase:
- insegnamento di tecniche di rilassamento muscolare progressivo e tecniche di respirazione;
- ristrutturazione cognitiva: modifica degli schemi di pensiero distorti del paziente attraverso le seguenti tecniche: ABC e decentramento dal proprio punto di vista, dialogo socratico, problem solving, registrazione dei pensieri disfunzionali e generazione di alternative.
III fase:
- desensibilizzazione sistematica: la tecnica prevede l'associazione dello stimolo temuto (es.viaggiare in metropolitana) a uno stato di rilassamento muscolare disinnescando gradualmente la paura e l'evitamento;
- esposizione graduale in vivo: con l'aiuto del professionista la persona viene esposta in vivo, in diverse sessioni di lavoro, alle situazioni che di solito evita. Si tratta di un esperimento vero e proprio volto a sostenere una quota tollerabile di ansia.
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