Il circolo vizioso del panico: come affrontarlo?

Cosa succede quando l'ansia diventa panico e il panico induce un attacco di panico? Quali sono i meccanismi che trasformano un'emozione naturale in una crisi acuta e ingestibile che produce sensazioni di morte imminente ?

19 GIU 2024 · Ultima modifica: 20 GIU 2024 · Tempo di lettura: min.
Il circolo vizioso del panico: come affrontarlo?

Abbiamo già esplorato l'ansia nelle sue espressioni più comuni e nei suoi meccanismi cognitivi di mantenimento e di aggravamento. L'ansia è un'emozione di base dell'essere umano con una funzione adattiva e protettiva che, di fronte a potenziali minacce, sfocia facilmente nella paura. Ma mentre le persone sono sempre consapevoli di ciò che provoca la paura, in caso di ansia non sempre si rendono conto della minaccia che l'ha attivata.

Così, quanto più l'attenzione si orienta verso qualcosa di specifico e imminente, tanto più l'ansia diverrà paura attivando processi cognitivi iper-prudenziali e di evitamento. Meccanismi che sono strumenti al servizio degli scopi protettivi e della sicurezza dell'individuo ma che, in persone più vulnerabili e predisposte, inducono processi metavalutativi delle sensazioni provate che contribuiscono a intensificare, radicare e trasformare l'ansia.

Anxiety Sensitivity

Fra i bias di intensificazione-mantenimento dell'ansia l'Anxiety Sensitivity (AS) è un costrutto emotivo che, nella letteratura internazionale, indica la paura intensa delle sensazioni che derivano dall'attivazione neurofisiologica dell'ansia. Paura e panico di fronte a specifici sintomi (es. tachicardia) vengono interpretati come prodromi di un'emergenza o catastrofe personale, quale la morte improvvisa, la perdita del controllo di sé, i comportamenti socialmente riprovevoli. L'AS è un fattore determinante nel passaggio dall'ansia al panico e dall'attacco di panico al disturbo di panico.

Dall'Ansia al Panico: Differenze cognitive e neurologiche

Si pensa generalmente al panico come ad uno stato emotivo più intenso dell'ansia-paura (es. sono molto ansioso, sono molto spaventato e questo mio stato sfocia, naturalmente, in un attacco di panico). Questo è un aspetto quantitativo che non riflette la realtà qualitativa dello stato di panico i cui fattori cognitivi coinvolgono basi neurali diverse da quelle dell'ansia. Numerosi studi a supporto di queste tesi hanno evidenziato le differenze fondamentali.

  • L'ansia ha una funzione anticipatoria rispetto al pericolo che prepara l'individuo alla possibile minaccia e al panico che può seguire. Si manifesta come preoccupazione-apprensione e, a livello neurologico, coinvolge l'amigdala centrale e la sostanza grigia ventrale.
  • Il panico è uno stato emotivo che dispone alla gestione di un'emergenza in atto: l'estrema paura e il senso di morte imminente si associano ad un intenso arousal fisiologico che, come nell'ansia, attiva i comportamenti di attacco o fuga (fight or flight) e coinvolge la sostanza grigia dorso laterale e i collicoli superiori.

Ma a differenza dell'ansia, nel panico la minaccia è GIÀ presente e il panico è lo stato emotivo che accompagna la gestione dell'emergenza.

I 4 cluster sintomatologici del panico

La sintomatologia specifica con cui si manifesta il panico coinvolge 4 grandi gruppi che raccolgono elementi di funzionamento psicofisiologico:

  • Sintomi cardiocircolatori (tachicardia, senso di oppressione al petto, sensazione di soffocamento, dispnea)
  • Sintomi gastrointestinali (nausea, vomito, mal di stomaco, dolori addominali, diarrea)
  • Sintomi vestibolari (vertigini, capogiro, instabilità, sensazione di svenimento)
  • Sintomi psicosensoriali (derealizzazione, depersonalizzazione, disorientamento, sensazione di vuoto, sensazione di camminare su gommapiuma).

I Criteri diagnostici dell'Attacco di panico secondo il DSM-5

Un brusco aumento di intensa paura o intenso disagio, che raggiunge il culmine in breve tempo (circa 10 minuti) e durante il quale si manifestano 4 o più dei seguenti sintomi:

  • Palpitazioni, cardiopalmo o tachicardia
  • Sudorazione
  • Tremori fini o grandi scosse
  • Fiato corto o sensazione di soffocamento
  • Sensazione di asfissia
  • Dolore o fastidio al petto
  • Nausea o disturbi addominali
  • Sensazioni di instabilità, testa leggera o sbandamento
  • Parestesie (sensazioni di calore o di formicolio)
  • Brividi o sensazioni di calore
  • Derealizzazione o depersonalizzazione
  • Paura di perdere il controllo o di impazzire
  • Paura di morire

Circolo vizioso del panico di Clark 

Il modello cognitivo del panico di Clark ha lo scopo di spiegare i fattori che intervengono nell'insorgenza del l'attacco di panico e in cui si sviluppa e si mantiene il disturbo da panico. Questo modello si compone da un insieme di eventi in sequenza che sfociano nell'attacco di panico. E' un processo circolare e ricorsivo che si autoalimenta partendo dall'anxiety sensitivity.

Circolo vizioso del panico di Clark 

Una sensazione corporea o mentale del tutto inoffensiva viene percepita in modo abnorme e interpretata come segnale di una catastrofe imminente: es. palpitazioni o i tremori vengono avvertiti come un attacco di cuore, capogiri come svenimento o perdita di coscienza, pensieri confusi e incoerenti come pazzia ecc.

Tutto ciò alimenta preoccupazione e ansia, che a sua volta provoca un ulteriore senso di allarme che intensificherà le sensazioni corporee fino a sfociare in un attacco di panico. In sintesi avremo il seguente movimento circolare:

  • Stimolo scatenante interno o esterno------à percezione di una minaccia incombente-----à ansia----à sensazioni somatiche e mentali---à interpretazione catastrofica delle sensazioni----à percezione di minaccia incombente.

Questo modello mostra che il soggetto dell'attacco di panico può entrare in questo circolo vizioso a partire da ogni punto, che si tratti dello stimolo o di una sensazione somatica o dell'ansia e questo spiega gli attacchi di panico inattesi in cui il panico appare inspiegabile e l'attacco è improvviso. Ad es. uno sforzo fisico, un senso di debolezza, gli stimoli prodotti da alcune luci intermittenti saranno interpretate in modo catastrofico e produrranno il panico.

Studi ed evidenze scientifiche sembrano evidenziare che l'insorgenza dell'attacco di panico sia provocata dall'errata interpretazione delle sensazioni indotte dall'attivazione fisiologica, così che cognizioni erronee e catastrofiche legate alla drammatizzazione e generalizzazione delle sensazioni di arousal finiscono per indurre il panico:

  • Il capogiro diventa tumore cerebrale;
  • L'ansia, pur riconosciuta diventa possibile perdita di lucidità o pazzia;
  • Il senso di irrealtà si traduce in un qualcosa che non avrà mai fine;
  • Il senso di nausea diventa paura di svenire solo perché in passato l'individuo ha sperimentato una simile sequenza di eventi;
  • Immagini catastrofiche e anticipatorie (la persona si vede già in fin di vita o in ospedale o svenuto e senza soccorsi) sono così veloci e automatiche che spesso non raggiugono la consapevolezza.

Cox e l' ipotesi della congruenza

Cox B.J. nel 1996 formula un'ipotesi secondo la quale l'attacco di panico può manifestarsi solo se c'è congruenza fra le sensazioni e le credenze dell'individuo.  Questo significa che se la persona pensa che i suoi pensieri confusi e disordinati lo porteranno alla pazzia ma non dà importanza alla tachicardia, sperimenterà il panico SOLO quando avvertirà confusione mentale e NON in presenza di aumento del suo battito cardiaco.

Il trattamento degli attacchi di panico

L'ipotesi di cui sopra è importante ai fini del trattamento perché queste congruenze possono essere affrontate come credenze patogene da invalidare durante la terapia di ristrutturazione. Il trattamento degli attacchi di panico risponde bene alla terapia farmacologica d'urto con benzodiazepine a breve emivita (Alprazolam 3 volte al giorno).

Quando gli attacchi di panico si ripetono si ricorre alla Terapia Cognitivo- Comportamentale (psicoeducazione, accettazione dell'ansia e del rischio di panico, esposizione graduale alle situazioni temute). Ma anche la Terapia Psicodinamica breve può essere utilizzata per la risoluzione dei conflitti intrapsichici e il miglioramento dell'insight del paziente.

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Scritto da

Dott.ssa Marzia Mazzavillani

Bibliografia

  • Perdighe C., Mancini F., (2008). Elementi di Psicoterapia cognitiva, Ed. Giovanni Fioriti, Roma.
  • Nicoletti R., Rumiati R., (2011). I processi cognitivi, Ed.Il Mulino, Bo.

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