L'attacco di panico non è "soltanto un attacco di panico"

L'attacco di panico dal punto di vista di chi lo vive. Affinché chi lo vive non si senta solo. Affinché chi gli sta accanto non lo giudichi e non screditi la sofferenza.

11 GIU 2020 · Tempo di lettura: min.
L'attacco di panico non è "soltanto un attacco di panico"

L'ansia ha preso il sopravvento sulla mia vita e anche quella che poteva sembrare la più banale routine quotidiana è diventata una montagna insormontabile...il mio lavoro, per esempio, è diventato un peso indescrivibile: i documenti che si accumulano sulla scrivania, i tempi di consegna, le scadenze, tutto ha iniziato a diventare angosciante.

Il timore di venire scoperto mi porta a fingere che vada tutto bene, a tenere nascosta la mia ansia per paura di non essere capito. Perché io non ho una malattia qualsiasi, la mia disabilità non si vede, non è giustificata, non è riconosciuta. Mi vergogno e nascondo la mia ansia. Mi sento colpevole di non essere in grado di gestirla e questo innesca un circolo da cui non riesco ad uscire.

A volte mi sento depresso. Anche questo non posso concedermelo! La gente crede che la depressione sia un problema di chi non ha nulla da fare "se fossi così impegnato da non avere nemmeno un attimo per pensare non potresti deprimerti" direbbe mia madre. E di nuovo mi sento sbagliato.

Vorrei togliermi l'ansia, vorrei liberarmi di questo peso sul petto ed essere come gli altri. Perché mi succede? Perché ho questi maledetti pensieri e non riesco a disfarmene?

È un anno che al mattino, quando apro gli occhi vengo assalito da sensazioni sgradevoli e l'idea di alzarmi per andare a lavoro mi angoscia. Ed è un anno che mi dico che devo farlo, che bisogna andare a lavoro: "chi dorme non piglia pesci!" diceva mio padre (lui si che ha sempre lavorato senza sosta; due, tre, quattro incarichi differenti). Non capirebbe quanto mi pesa. Come dico ai miei genitori che non ce la faccio a continuare così?

Ho dovuto aspettare di ammalarmi davvero per concedermi una pausa!

Ho avuto il primo attacco di panico. Credevo di essere sul punto di avere un arresto cardiaco. La prima corsa in ospedale. Poi la seconda e la diagnosi. I farmaci. Le notti insonni e la paura di restare solo. La paura di guidare. La paura di star male mentre sono in fila al supermercato. La vergogna di dover giustificare il mio malore. La paura di essere congedato dal pronto soccorso perché ho solo un attacco di panico! È SOLAMENTE un attacco di panico. E ancora i farmaci e gli effetti collaterali. E ad ogni sensazione fisica arriva la paura di stare per avere un nuovo attacco di panico e non posso raccontarlo perché non capirebbero. Non mia madre e mio padre! Loro mi hanno insegnato che i problemi si risolvono con impegno, dedizione e forza di volontà, che basta volerlo per ottenere ciò che desideri.

È un anno che desidero fortemente di non avere più l'ansia, di non avere più il panico...eppure non passa...e allora mi chiedo se sono io. E mi sento un fallimento totale.

Ho lasciato il lavoro e mi sento un fallito.

E gli altri non capiscono, perché ho sempre nascosto la mia ansia per timore che non avrebbero capito. E adesso non capiscono! Non capiscono come sia successo da un giorno all'altro che sia senza un lavoro, chiuso in casa, a letto.

Questo racconto potrebbe rispecchiare ciò che sente e vive quotidianamente un tuo amico, un tuo parente, tuo figlio.

Non giudicarlo, non ha scelto di star male!

Non giudicarlo se va dallo psicologo e ha scelto di prendersi cura di sé e di darsi l'opportunità di una vita migliore.

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Scritto da

Dott.ssa Chiaromonte Gilda

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