Di fronte ad un bivio non so che strada prendere
Buongiorno, sono una ragazza di 32 anni e tra 4 mesi dovrei sposarmi. Sono fidanzata da 12 anni con un uomo che mi ama follemente, di un amore puro che non avevo mai conosciuto e che probabilmente non sono in grado di sentire con la stessa intensità. Di lui mi hanno attratto i modi gentili, la sensibilità e la bellezza, di cui pure lui non è del tutto consapevole. Il nostro rapporto è però quasi da subito stato costellato da dubbi da parte mia, inizialmente per via della sua estrema insicurezza, della sua all'epoca incapacità di relazionarsi con gli estranei, del suo essere un po' trasandato. Ho sempre condiviso con lui i miei dubbi, fin quando ho deciso di lasciarlo. Ricordo che, nel corso della psicoterapia che seguivo, emerse che l'avevo lasciato anche per motivi tutto sommato futili, come il modo di vestirsi. Questo suscitò in me un grosso senso di colpa, perché in fondo avevo lasciato un ragazzo d'oro di cui ero incapace di vedere il cuore e la profondità. Dopo alcuni mesi di distanza, durante i quali ho vissuto momenti di spensieratezza in compagnia di nuovi amici, ci siamo rimessi insieme. Dopo ulteriori 3 anni, al termine del mio percorso universitario ed in procinto di iniziare un nuovo percorso di cui non ero affatto convinta, quando iniziavo a ragionare della possibilità di una convivenza, ricominciai a stare male, al punto da avere una sensazione di male fisico sul petto. Ho cercato di ignorarla per mesi, finché in vacanza, arrivata allo stremo, incapace di rilassarmi anche solo per un attimo, lo lasciai di nuovo. Per due anni e mezzo ci siamo sempre girati attorno. Lui mi ha sempre aspettato ed ha sempre sperato in un mio ritorno. Io invece per una volta non avevo dubbi sulla scelta fatta, ed il desiderio di fare nuove esperienze, nuovi incontri, di conoscere anche altri uomini. Dopo aver saputo di una mia frequentazione con un ragazzo fidanzato, per il quale mi ero presa una cotta, il mio compagno, rimasto ferito da uqesto tipo di scelta da parte mia, mi ha messo con le spalle al muro, chiedendomi di riprovarci o di allontanarci definitivamente. A quel punto ho accettato di ridarci una nuova opportunità, perché avevo paura di perderlo per sempre. Abbiamo ricominciato a frequentarci e dopo qualche mese siamo andati a convivere. Purtroppo però, a parte pochi mesi di benessere, il dubbio è tornato. Durante un periodo di benessere abbiamo deciso di sposarci. Sembrava per me finalmente il momento di "mettere a posto" e legittimare anche di fronte agli occhi degli altri la nostra storia, costellata per colpa mia di tante battute d'arresto. Da quando però abbiamo ufficializzato la cosa io non sto più bene. Ho paura di commettere la scelta sbagliata, di rovinare la mia esistenza e quella del mio compagno, di ritrovarmi in gabbia per una scelta sbagliata, come già accaduto ai tempi dell'università. Mancano pochi mesi al matrimonio ed io non riesco a godermi nulla con entusiasmo. Mi vergogno per quello che provo, perché ormai dovrei essere sicura delle mie scelte sentimentali, considerati soprattutto i miei balletti del passato, e questo mi ha portato a spegnermi, ad allontanarmi dagli amici, ad avere sempre un'espressione stanca e triste. Inoltre in questi mesi la relazione chiaramente non funziona, io non faccio altro che parlare del mio benessere e anche il mio compagno, che è il più paziente degli uomini, è chiaramente stanco. Da quello che scrivo mi sembra chiaro che io debba solo avere il coraggio di chiudere. Per cui finirò per lasciare praticamente sull'altare la persona che più mi ha amato in vita mia. Sono sempre stata un'indecisa, per cui ho paura di svegliarmi un giorno e di rendermi conto di aver commesso l'errore più grosso della mia vita, perché lui mi ha chiaramente detto che non intende più, legittimamente, accettare un momento di pausa e che siamo grandi e occorre ormai decidere che cosa fare delle nostre vite. Probabilmente a trattenermi sono la paura di sbagliare, di essere considerata uno schifo umano, di non realizzare desideri di maternità, di rimanere da sola. Immagino che non ci sia nulla da fare se non prendere coraggio.