Autostima: Descrizione e spunti per migliorarla

Perché l’autostima è importante? Come si forma e come possiamo migliorarlo? Scopri l'importanza dell'autostima e cosa possiamo fare per svilupparla.

10 GIU 2024 · Tempo di lettura: min.
Autostima: Descrizione e spunti per migliorarla

L'autostima è un concetto psicologico che si costruisce fin dall'infanzia e che sta a indicare il giudizio o valutazione che ognuno dà di se stesso; in sostanza, è l'atteggiamento che ciascuno di noi ha nei confronti di se stesso.

Come si costruisce l'autostima?

Essa comprende:

  1. Un aspetto cognitivo, ossia le opinioni che ognuno ha su di sé e che riguardano: il suo aspetto fisico, le sue emozioni, la sua vita affettiva e sociale, le sue conoscenze, la sua professione, la sua moralità, il raggiungimento degli obiettivi prefissati; in altre parole la sua autorealizzazione;
  2. Un aspetto emotivo, ossia cosa la persona prova nei propri confronti, come ad esempio: affetto, indifferenza, ostilità;
  3. Un aspetto comportamentale, come la persona si comporta nei suoi riguardi: se ha rispetto di sé, se soddisfa i suoi bisogni, se sa creare delle condizioni soddisfacenti per se stessa, se cura la sua salute ecc.

Perché l’autostima è importante?

L'autostima è molto importante per la propria salute psicologica ed il proprio benessere interiore, infatti da essa dipende:

  • il modo di stare con se stessi
  • il modo di stare con gli altri
  • la capacità di poter decidere facilmente
  • la capacità di riuscire a raggiungere i propri obiettivi
  • la capacità di riuscire a superare le difficoltà.

L'autostima non va confusa con un atteggiamento di superiorità, infatti può essere posta al centro di un continuum alle cui estremità sono collocate le due manifestazioni estreme della bassa autostima, che è una visione negativa di sé globale, incondizionata e pervasiva, che è parte permanente della propria identità ed è autonoma ed indipendente dalla prestazione (si può esemplificare con la seguente frase "Io non valgo nulla")

Cosa comporta una sana autostima?

SOTTOVALUTAZIONE DI SE'

AUTOSTIMA

SOPRAVVALUTAZIONE DI SE'
La persona vede solo i suoi difetti La persona vede sia i suoi pregi, sia i suoi difetti La persona vede solo i suoi pregi

Sia la persona che si sottovaluta, sia la persona con un atteggiamento arrogante hanno una bassa autostima, in quanto la persona che ha un sano amore per se stessa ammette con serenità sia i suoi pregi, sia i suoi limiti, cercando di migliorare. La frase chiave di una persona che si stima potrebbe essere: "Amo me stessa per quella che sono, ma posso migliorare".

Da quali fattori dipende l'autostima?

  • Fattori interni, ovvero gli schemi cognitivi della persona, della sua soggettiva visione della realtà e di se stessa. A questo proposito William James definiva l'autostima come il rapporto tra il Sè percepito di una persona e il suo Sè ideale: il sè percepito equivale al concetto di sè, alla conoscenza di quelle abilità, caratteristiche e qualità che sono presenti o assenti; mentre il sè ideale è l'immagine della persona che ci piacerebbe essere. Secondo James una persona sperimenterà una bassa autostima se il sè percepito non riesce a raggiungere il livello del sè ideale. Tra i fattori interni è importante anche il concetto di locus of control (parte del mondo cognitivo in cui il soggetto colloca la causa di un fatto), perchè chi non ha un'autostima alta tende a ricondurre stabilmente alla propria incapacità gli insuccessi, e i successi a fattori esterni incontrollabili (fortuna, facilità del compito), rinforzando una visione di sè negativa, e facilitando l'ansia e il fallimento.
  • Fattori esterni, come ad esempio i successi/insuccessi che si ottengono e le qualità dei "messaggi" positivi o negativi che si ricevono dalle altre persone, in modo particolare quelli che si ricevono dalle persone significative (genitori, insegnanti, coetanei), soprattutto nell'infanzia, e che poi contribuiscono alla costruzione delle nostre convinzioni e del nostro dialogo interiore.Per quanto riguarda i fattori esterni, va precisato che, se è vero che quello che gli altri pensano di noi influenza quello che noi pensiamo di noi stessi, è vero, però, anche l'inverso, cioè che gli altri sono altrettanto influenzati dal nostro giudizio su noi stessi e tendono a vederci come noi ci vediamo. Non c'è infatti luogo comune più veritiero di quello secondo cui "Per piacere agli altri, bisogna innanzitutto piacere a noi stessi". Quindi fattori interni ed esterni sono strettamente collegati.

L'autostima non è dunque un concetto statico: essa continua a modificarsi nel corso dell'esistenza e ad alimentarsi attraverso le esperienze di vita, i successi, i fallimenti, i feedback ricevuti e il modo in cui tutto ciò viene vissuto e percepito.

Come si può migliorare dunque la propria autostima?

Come si può migliorare dunque la propria autostima?

  • Riconoscendosi di avere qualità e lavorando per mantenerle e svilupparle (con allenamento, studio e continuo aggiornamento)
  • Dando più attenzione e importanza agli aspetti positivi già presenti nella propria vita e facendone accadere di ulteriori e sempre più spesso
  • Dando più attenzione e soddisfacendo i propri bisogni
  • Assegnando selettivamente importanza a quegli scopi che si è in grado di raggiungere: non ponendosi obiettivi troppo impegnativi, che difficilmente si riuscirebbero a soddisfare, bensì realistici, cioè commisurati alle proprie reali possibilità e probabilità di riuscita
  • Lavorando per migliorare su quegli aspetti negativi di sè che si possono eliminare e accettando quelli che sono fortemente radicati in sè stessi
  • Ridimensionando l'importanza degli insuccessi e avendo un atteggiamento più benevolo verso i propri aspetti negativi: non bisogna dare troppa importanza ad un fallimento, considerandolo come prova del proprio scarso valore, ma è necessario avere una visione "sana" di sè, cioè, pur avendo carenze e difetti, non considerarli in maniera ipercritica, ma sentirsi bene in virtù dei propri punti di forza, e perdonarsi, se talvolta si manca un bersaglio, o non si riesce in un intento
  • Non attribuendosi tutta la colpa di un insuccesso, riconducendolo esclusivamente alla propria incapacità, ma valutando anche l'intervento di varie cause esterne indipendenti da sè (es. la sfortuna, l'ostilità di qualcuno, circostanze sfavorevoli, difficoltà oggettive ecc)
  • Non valutandosi in maniera troppo rigida: nel caso in cui si è costretti ad attribuire i propri fallimenti esclusivamente a cause interne, non considerarle come stabili (es. incapacità, stupidità), ma come transitorie (es. stanchezza, indisposizione)
  • Mettendo in discussione e ristrutturando convinzioni disfunzionali e idee irrazionali proprie e che sono state inculcate da altri, a partire dall'infanzia, ma che hanno ancora influenza

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Scritto da

Dott.ssa Nazaria Palmerone

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Bibliografia

  • Battistelli P. (1994), "Autostima", in S. Bonino (a cura di), Dizionario di Psicologia dello Sviluppo, Torino: Einaudi
  • Weiner B. (1994), "Integrative social and personal theories of achievement striving" Review of Educational Research, Vol. 64, pp 557 – 573
  • Strocchi Maria Cristina (2010), "Autostima, se non ami te stesso, chi ti amerà?", San Paolo Edizioni

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