La critica patologica: essere eccessivamente critici con se stessi
La critica patologica è la voce interiore negativa che ci attacca e ci giudica; è possibile disarmarla, individuando i suoi propositi e successivamente contestarla e renderla inefficace.
La critica ci accusa per quello che va storto, ci confronta agli altri, alle loro capacità sminuendo le nostre, stabilisce livelli di perfezione irraggiungibili e ci attacca per il minimo errore, tiene in memoria tutti i fallimenti e non ricorda qualità e successi. “Legge il pensiero” degli altri e ci informa che sono annoiati, delusi o perfino disgustati da noi. Ci chiama con appellativi come “incompetente”, “brutto”, “stupido”, e ci fa credere che sono veri. Infine, ingrandisce e generalizza i nostri lati deboli.
Tra quelle più efficaci ci sono i valori e le regole con cui siamo cresciuti. La critica li rivolge contro di noi, paragona come siamo a come “dovremmo” essere e ci giudica inadeguati o “sbagliati”. Ad esempio ci dice: “ Un matrimonio deve durare per sempre” e ci considera dei falliti se divorziamo; oppure: “ I figli vengono prima di tutto” e ci chiama egoisti quando dedichiamo del tempo a noi stessi.
Danneggia la nostra autostima insistendo che dovremmo essere diversi da come siamo. La critica interna si forma sulla base delle relazioni con i genitori, altri adulti significativi e modelli di riferimento (parenti, insegnanti, amici).
Tutti i bambini crescono con residui emotivi generati da rimproveri, giudizi, ammonimenti e conservano ricordi più o meno vivi delle circostanze in cui si sono sentiti “sbagliati” o cattivi.
Dopo essere riusciti a separare la sua voce dal flusso dell’autodialogo quotidiano, è possibile disarmarla, individuando i suoi propositi e successivamente contestarla e renderla inefficace sostituendo i suoi attacchi con affermazioni positive e più realistiche sul proprio valore.
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